sabato 3 giugno 2023

" MASCHI FRAGILI E PER QUESTO VIOLENTI "

 


Dopo che “tutta la città ne parla”,  e poi la società passa ad altro senza una diagnosi, aspettiamo il prossimo “femminicidio”: già il termine mette fuori strada, serve come falsa diagnosi ideologica (un “delitto di genere”, ho sentito persino dire) che assolve la “cultura” corrente, quella della  liberazione sessuale, e della società che si gloria di non essere “repressiva”.

A  costo di ripetersi, bisogna richiamare l’idea della “invasione verticale dei barbari”.  Ogni nuova generazione di neonati è una invasione di barbari  che invadono non dall’esterno, ma dall’interno e dal basso  la società; la società ha il compito di educarli,  disciplinarli, renderli civili prima che diventino adulti. Il che significa anche – soprattutto – fargli subire dei sacrifici e delle sconfitte esistenziali, in modo da far maturare i loro caratteri.

Come  sicuramente avete avuto modo di constatare, un  bambino fra i 3 e i 5  anni è  un mostro morale: strillante, imperioso, spaccatutto, pieno di rabbia, del tutto soggetto ai suoi impulsi immediati,  è  pronto ad uccidere, bruciare e distruggere  se non li soddisfa.   Il treenne mette a segno infatti numerosi tentativi di omicidio – di fratelli, di papà e mamme, di cani e gatti, di oggetti che lo ostacolano  in  qualunque modo  e non pochi atti di autolesionismo criminale (ingoiare autmobiline…).  Se poche  delle sue stragi vanno a buon fine, è perché   non ha  tanti mezzi per far danni; non ha  l’autonomia economica, né la patente di guida e ancor meno la disponibilità di una pistola (quando riesce a metter le mani su  un’arma incustodita, il caro piccino non esista a far fuoco sulla sorellina: e  allora  ne parlano i giornali). E’ per questo che i genitori tengono fuori dalla sua portata  coltelli,  accendini, materie esplodenti, alcol, medicinali; e controllano il piccolo mostro continuamente. A poco a poco imparerà a sue spese   che né gli altri esseri viventi né  il mondo  sono  al suo servizio   per soddisfare le sue voglie, prenderà zuccate e ceffoni, prima dal papà poi dal capufficio, dal caporale,  dalla società in generale, e apprenderà quel che Freud chiamava “il principio di realtà”.  Stroncherà la sua infantile violenza, insomma lo civilizzerà – perché “civiltà è  il grande sforzo collettivo di ridurre la violenza ad ultima ratio“.

Femminicida per età mentale

Femminicida per età mentale

Ora, pensate a uno di questi piccoli mostri che entra in una società che si gloria di essere adulta e matura,  di avere abolito ogni forma di “repressione”, che ogni giorno celebra la propria liberazione  da tutti i pregiudizi, quindi da ogni gerarchia e di tutti i tabù moralistici, tipo l’antipatica distinzione fra “bene” e “male” (cosiddetti); dove i genitori   prendono  ogni cura per risparmiargli ogni  “frustrazione”, ogni pressione dell’ambiente, tensione, sforzo e ogni dovere;  scansano  ogni ostacolo che si trovi davanti,  vogliono essere suoi amici invece che suoi superiori.  Lo mandano in una scuola che si vanta di essere “non repressiva”, di non bocciarlo mai e poi mai,  che si sforza di “farlo divertire”, anzi   prova a confondere il confine tra “studio” e “divertimento”; una scuola che sostanzialmente  lo incita a “esprimere  le proprie  inclinazioni, ed  opinioni”, ossia (a quello stadio) le proprie narcisistiche emozioni.

Ben presto egli apprende di essere cittadino di una repubblica, quindi che lui ha per nascita solo dei “diritti”,  specie quello ad essere felice, mentre l’insieme degli organi di comunicazione e propaganda gli   instillano nella piccola testa omicida l’idea che non ha dovere alcuno, verso nessuno, se non verso se stesso: “Soddisfa la tua sete!“, “Sei nella società dei consumi, nell’abbondanza senza sforzo!” “Tutto ti è permesso, a nulla sei obbligato!” …Nel frattempo il  mostro non è più tanto piccolo, diventa grande e grosso, mette su il pelo, gli si ingrossano gli organi sessuali, aumenta il  testosterone: è Conan, sempre treene ma ora temibile. A quel punto, per legge, la società lo considera adulto (guai se non lo facesse) anziché bisognoso di controllo,  e lo ammette alle gioie dello stato adulto, – che oggi consistono  soprattutto nella liberazione sessuale.  E’ un punto cruciale: quando aveva tre anni, almeno,  il piccino era sì una belva pronta  a tutti i delitti pur di soddisfare le sue voglie, ma era “innocente”;  non  conosceva ancora le voglie della libidine, incoercibili se non ti insegnano a regolarle, sublimarle e (eh sì) reprimerle. Reprimerle? Non sia mai! Anzi è glorioso dar loro sfogo, siamo una società liberata! Nessuno lo avvisa che il sesso, lungi dall’essere “facile”,  è un abisso oscuro e tempestoso, di lampi e sconfitte e ripugnanze radicali, che confina col demoniaco e  sconfina spesso nel satanico  – il luogo in cui a un bambino dovrebbe esser vietato entrare.

Siccome ha il pelo  pubico e  la voce di un adulto maschio, anche le ragazze credono che sia un adulto; ci si fidanzano – il che significa che ci vanno a letto. Poi lo  lasciano, perché lui è noioso  e non ha nulla dentro,  “si fidanzano” con un altro, perché anche le ragazze hanno diritto alla felicità sessuale.

Rimasto a tre anni di età morale  e mentale, non sa  – non può ammettere – che la sua fidanzatina ha una volontà propria, diversa dalla sua.  Non riesce proprio a capire come quella “cosa” bionda prima stava con lui egli faceva quelle cose, ed ora le fa’ a un altro: è “sua”!  Prova un dolore acuto – il maschio abbandonato – che non sa cosa sia. Sa solo una cosa: è la cosa bionda che glielo provoca, e se lui la elimina, il dolore sparirà.

Il fatto è che adesso, lui – siccome in qualche modo “funziona” nella società (che si  contenta davvero di poco)  –  ha un lavoro uno stipendio, persino il porto d’armi, e guida l’auto. E nessun genitore tiene fuori della sua portata  l’accendino e la bottiglia dell’alcol.

L’età infantile del mostro, del barbaro lasciato crescere senza civilizzarlo, è  mostrata da un fatto evidente:  non pensa nemmeno un attimo alle conseguenze del suo omicidio, la prigioni, la carcerazione per decenni.  Ha premeditato l’assassinio quel tanto che basta, s’è portato la bottiglia di alcol; ma non  ha alcuna capacità di prevedere “oltre”,  non riesce a immaginare il dopo, imprevidente come appunto un barbaro selvaggio negroide. Non si è preordinato alcun alibi, ha negato l’evidenza: “No..non sono stato io!”. La scusa del piccino di 2 anni   che ha rotto   la finestra a sassate.

Così succede, una quarantina di volte quest’anno. E’ la società “liberata” che non sa più civilizzare i suoi barbari verticali, è la società progressista che  non sa (né vuole) trasmettere il Progresso; ad ogni generazione cade in un gradino più basso della barbarie, perché gli  “educatori” sono essi stessi di una generazione precedente che non è stata civilizzata.  E lo chiamano “femminicidio”.

E’ inutile che vi dica come dovrebbe essere una società capace di civilizzare i barbari  verticali,   che sappia renderli virilmente adulti, continenti,  cavallereschi, dotati di senso della dignità e dell’onore  –  ossia   della vergogna di compiere atti bassi contro i più   deboli.  Inutile che vi canti le lodi del “controllo sociale”, del giudizio sociale  che premeva su molti dei  peggiori e  li faceva essere meno pessimi; strillereste che voglio la società bigotta, insopportabilmente repressiva, ormai superata dal progresso e dalla libertà; una società dove  un giovane e una giovane “si parlavano” sul divano di casa, alla presenza (orribilmente noiosa) della nonna o della sorellina…. Sicché tocca a voi, ragazze.

Abbiate almeno la coscienza  di  intuire che la “Libertà sessuale”   vi ha reso delle schiave sessuali; che vi spinge a proporvi solo come oggetti di seduzione, e senza la nonna sul divano che vi  evita l’irreparabile. Sappiate almeno riconoscere i  sintomi del piccolo criminale infantile nel torsolone palestrato e col pelo pubico, il Conan non civilizzato nel tizio con cui andate a letto.  Vorrei dirvi: negategliela, a questi qui;  siate come le dame del tempo che fu, che si negavano a chi non fosse “prode e cortese”, e civilizzarono i maschi germani facendone dei cavalieri obbligandoli a procrastinare, a sospirare il piacere – che poi non arrivava mai, magari.    Ma so che chiedo troppo.

Al prossimo femminicidio, non vi accontentate della diagnosi  falsa e ideologica, ipocrita, con cui la società si auto-assolve. Almeno questo, ragazze.

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Impagnatello e l’ educazione maschile.

Ho gia’ descritto con una certa dovizia di particolari, in passato, gli effetti di quella forma di mutilazione spirituale che e’ l’educazione maschile. Per chi non ha la mia eta’, e quindi non l’ha mai subita, e’ una forma di educazione che insegna , essenzialmente, a reprimere e lentamente soffocare le emozioni, interiorizzandole sino a farle atrofizzare.

Come ogni cosa, occorre chiedersi quale fosse l’obiettivo di questa educazione. Cosa ci vedeva la media delle persone, in una strategia educativa atta a rendere psicopatici i maschi, al punto da rendere impossibile il pianto?

Lo chiedo tenendo presenti i recenti reati contro le donne. A quanto dicono le femministe, occorre smettere con questa educazione e il nuovo maschio dovrebbe evitare questa mascolinita’ tossica in quanto, appunto, tossica (cosa sulla quale potrei concordare, e concordo in una certa misura) ma a mio avviso sbagliano perche’ quello che vogliono mettere al posto di quest’educazione non funzionerebbe.

Sinche’ le femministe dicono che i maschi dovrebbero essere educati a convivere con le proprie emozioni, e quindi lasciarle fluire, e lasciarsi anche piangere, sembra tutto ok. Possiamo discutere se un maschio che piange sia un piccolo prezzo o meno da pagare, per avere un maschio “nuovo”, ovvero migliore. Ma e’ una soluzione miope.

Il pianto non e’ la sola azione insolita che viene da un’emozione lasciata andare. Certo, possiamo lasciar emergere la sofferenza e piangere davanti a tutti. Ok. Ma la sofferenza non e’ la sola emozione.What about rabbia? Furore? Odio?

Capisco , care donne, che siate disposte a vivere con un maschio cui scappa la lacrima ogni tanto. Ma se invece di esprimere il dolore con una lacrima, si esprimesse la rabbia con un cazzotto, siete sicure di voler essere nella stessa casa?

Le emozioni non sono tutte uguali. La teoria secondo la quale l’educazione maschile classica fosse tutta da buttare perche’ insegnava ai maschi a trattenere e soffocare le emozioni e’ ingenua, perche’ vi sfugge una cosa:

per quanto orrenda , crudele, dolorosa , persino simile alla tortura, la “vecchia” educazione maschile fosse (e ve lo posso dire, ho avuto il peggio di quella minestra, e’ peggio di quanto pensiate), aveva un pregio: reprimere le emozioni significa non solo trattenere il dolore e non piangere, ma anche trattanere la rabbia e non uccidere.

Il vantaggio di quell’educazione che reprimeva ogni emozione era che , applicata alla popolazione che ha forza letale dai 15 anni in poi, reprimeva anche quei sentimenti esplosivi che portano a molti omicidi di donne.


Questa e’ la ragione per la quale mi lascia perplesso tutto questo puntare il dito contro la vecchia educazione maschile “tossica”. La mia impressione e’ che il problema che stiamo avendo e’ che l’educazione maschile tossica sia caduta, ma al suo posto non ci sia nessun argine verso le emozioni che invece andrebbero arginate.

Questi ragazzi , e dico ragazzi perche’ l’artefice dell’ultimo omicidio e’ 20 anni piu’ giovane di me, non hanno mai avuto l’educazione “boys don’t cry” , o alla mascolinita’ tossica, che le femministe lamentano.

Se la avessero avuta, tranne pochi casi, avrebbero saputo contenere la paura e la violenza. Venivamo educati col mantra che “le femmine non si toccano nemmeno con una rosa”. Eravamo letteralmente inibiti, spesso a sonori schiaffoni quando litigavamo con le femmine alle elementari , a non toccare le bambine come si faceva coi maschi. E si, volavano ceffoni, quindi era l’educazione maschile “at its best”. Ma a furia di ceffoni imparavi a trattenerti dal prendere a schiaffi le bambine, per quanto petulanti, fastidiose, irritanti e snervanti si sforzassero di essere. Ed erano brave.

Ora probabilmente non esiste piu’ l’educazione maschile a ceffoni, e neanche quella ulteriore, che non veniva impartita dalla famiglia ma dalla societa’, che se picchi una donna innanzitutto sei un codardo di merda, ma inoltre non sai mai con quanti fratelli, fidanzati e amici dovrai vedertela. E quindi, cazzotti o peggio.

No, questi maschi che uccidono non hanno avuto, a mio avviso, l’educazione maschile “tossica” cui vi riferite.

La mia impressione e’ che non ne abbiano avuta alcuna.


IL problema, quindi, non viene dal fatto che esista l’educazione maschile “tossica”. In quel mondo, rabbia e paura erano represse quanto la lacrimuccia di “boys don’t cry”.

Il problema di questi uomini, al massimo, e’ che nessun’altra educazione ha preso il posto di quella vecchia, detta “tossica”.

Il maschio tossico uccideva per repressione. Accumulava rabbia, rancore e violenza sino a quando nessuna positura repressiva riusciva piu’ a contenerle. Erano come dighe , che ad un certo punto traboccavano. Uccidevano piu’ facilmente, quindi, quando la situazione di tensione e di rabbia, domestica(domestica o meno) era tesa e rimaneva tale per anni. Accumulandosi.

Erano educati a reprimere e interiorizzare, accumulando, sino a quando non riuscivano piu’ ed esplodevano, in seguito a qualche provocazione che causava il raptus. Erano storie del tipo , dopo anni di situazione tesa, “arriva il marito a casa e la cena non gli piace, e uccide la moglie”. Naturalmente la cena non era il problema. Questo e’ perche’ dopo aver accumulato rabbia e rancore senza poterle sfogare, ad un certo punto arriva la goccia che fa traboccare il vaso.

Ma questi “nuovi” omicidi non c’entrano. Lui ne aveva sedotte due, e le aveva messe incinte. Non c’erano scontri apparenti. Lei non era in tensione , prima di capire che avesse un’altra e imparare che l’altra fosse incinta. Non c’erano alterchi precedenti.

Questo non e’ un maschio che ha ricevuto l’educazione alla mascolinita’ tossica, signore. Questo e’ un maschio che NON ha ricevuto NESSUNA educazione.

Non e’ che io voglia scagionare la vecchia educazione maschile, ma se puntate a quella, che peraltro e’ rara oggi, siete fuori strada: in quelle condizioni di basso stress non avrebbe ucciso.


Adesso la domanda sara’: ma stai dicendo di rimettere in auge la vecchia educazione maschile? Mai sia. E ve lo dico io che ci sono passato. Bisognera’ disegnarne una nuova, ma ricordate una cosa:

qualsiasi genere di educazione maschile si voglia mettere al posto della vecchia , crudele, dolorosa, orrenda educazione maschile, dovra’ tenere conto del fatto che dai 14 anni in su un maschio puo’ applicare forza letale su una femmina.

 

In qualsiasi modo la si imposti, essa dovra’ ottenere un certo livello di inibizione della violenza, controllo della rabbia, interiorizzazione della frustrazione.

Ora, il problema e’: chi?


Su questo temo di avere brutte notizie: non puo’ essere una donna.

Per due motivi:

  1. Nessuna di voi si e’ mai svegliata col livello di testosterone di un maschio di 14 enne e un corpo che puo’ uccidere.
  2.  
  3. Nessuna di voi mostra la benche’ minima capacita’ di trattenere la rabbia, la violenza o la frustrazione (o in generale, di controllare le emozioni): se non uccidete i maschi , e’ solo perche’ vi manca la forza letale e perche’ considerate troppo prezioso il vostro corpo per rischiarlo in uno scontro fisico.

Inventare una nuova educazione maschile e’ un lavoro che possono fare solo gli uomini. Ma finche’ tocca al maschio stare fuori casa 13,14 ore al giorno per lavorare, non ci sara’ nemmeno il tempo per stabilire coi figli maschi il rapporto che serve. La societa’ italiana attuale non consente ai padri di essere presenti, quando vogliono farlo.

Ma ripeto, il punto e’ che questi maschi assassini che vedo oggi non sono maschi “tossici”, sono solo maschi cresciuti allo stato brado. Senza l’autodisciplina che serve  a trattenere la forza letale.

Sono i millennials, darling. 

( Link al pezzo dell'amico Blondet https://www.maurizioblondet.it/infanzia-e-crescita-del-femminicida/ )

sabato 26 novembre 2022

" Potential Mechanisms for Human Genome Integration of Genetic Code from SARS-CoV-2 mRNA Vaccination "

 

 

Un recente studio scientifico, pubblicato il settembre scorso sul Journal of Neurological Disorders e qui ripreso da Authorea https://www.authorea.com/users/455597/articles/584039-potential-mechanisms-for-human-genome-integration-of-genetic-code-from-sars-cov-2-mrna-vaccination , a titolo "Potential Mechanisms for Human Genome Integration of Genetic Code from SARS-CoV-2 mRNA Vaccination" dimostrerebbe che l'integrazione nel Dna Umano, della codifica polinucleotidica di Sars-Cov2 codificante le glicoproteine Spike e veicolata dai vaccini a Rna-m anti-Covid, è possibile grazie all'azione dei retrotrasposomi LTR Long interspersed nuclear elements (LINE)-1, normalmente presenti nel Dna umano. Questa, ormai plausibile eventualità, renderebbe assolutamente urgente, si specifica nelle conclusioni del lavoro, ulteriori verifiche sulla genotossicità dei vaccini a Rna-m utilizzati durante la pandemia da Sars-Cov2.

Riportiamo di seguito la traduzione tecnica dell'Abstract.

Cite as: Anthony M Kyriakopoulos, Peter A Mccullough, Greg Nigh, et al. Potential Mechanisms for Human Genome Integration of Genetic Code from SARS-CoV-2 mRNA Vaccination. Authorea. September 01, 2022.



Abstract

Riscontri di una sequenza genomica incorporata nel DNA umano pressochè identica a una sequenza presente nel genoma di SARS-CoV-2 e l'identificazione di una plausibile integrazione dell'RNA di SARS-CoV-2 nel DNA umano, mediante l'attività endogena della trascrittasi inversa espressa dal "Long Interspersed Nuclear Element (LINE)-1, che rappresenta circa il 17% del DNA umano. (* In realtà i retrotrasposomi di questo tipo possono arrivare a rappresentare fino al 21% del patrimonio genetico umano), ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza a lungo termine della vaccinazione di massa basata sull'RNA messaggero (mRNA).


Dati recenti dimostrano, infatti, che le sequenze di RNA SARS-CoV-2 possono essere retrotrascritte, mediante retrotrasposomi, nel DNA e possono essere integrate attivamente nel genoma delle cellule umane interessate.

In alcuni campioni di pazienti infetti da SARS-CoV-2, vi è chiara evidenza dell'integrazione di una grande frazione polinucleotidica di SARS-CoV-2 e della successiva generazione di trascritti chimerici interspecifici SARS-CoV-2/Umani.

In questa review, vengono rivisti i ​​ruoli potenziali degli elementi genetici mobili, nell'eziopatogenesi delle malattie cardiovascolari, neurologiche, immunologiche e oncologiche e la possibilità di interferenza, nel DNA umano, da parte della vaccinazione a Rna Messaggero per SARS-CoV-2.

Le vulnerabili cellule staminali umane così come i gametociti possono, presumibilmente, essere i primi bersagli per l'interferenza indesiderata dell'RNAm.

Date le numerose manipolazioni genetiche di laboratorio, a cui viene sottoposto l'RNAm che codifica per la glicoproteina spike di SARS-CoV-2 nei vaccini, (manipolazioni progettate per aumentarne la stabilità e l'efficienza nella trascrizione della proteina spike), molto rimane incerto sui potenziali effetti sulla fisiologia e sulla omeostasi cellulare umana, che potrebbero derivarne. Le prevedibili conseguenze e i gravi rischi per la salute umana che ciò comporterebbe, necessitano di chiarimenti.

Conclusione

Sono urgentemente necessarie ulteriori valutazioni di tossicità sui vaccini a mRna, al fine di valutare e quantificare la potenziale comparsa di interferenze sui processi canonici del DNA umano e che potrebbero avere un impatto dannoso sulla popolazione vaccinata con mRNA.

martedì 15 novembre 2022

" RISO BASMATI: CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE E NUTRIZIONALI "


 

Un antico proverbio indiano, recita:” I chicchi di riso devono essere come due fratelli, vicini ma non appiccicati”. Così è il basmati, una varietà di riso originaria dell’India e del Pakistan, dai chicchi allungati, ricchi di gusto e che ben tengono la cottura, conservando fragranza e sgranatura.

La medicina tradizionale indiana, ovvero l’Ayurveda, considera il basmati come il “Re del riso”, capace di nutrire i tessuti del corpo senza appesantirli (Sattvic diet). Il termine Basmati, peraltro, deriva dal sanscrito Vasaymayup che significa appunto profumato, fragrante e presente sin dall’inizio (Mayup); tutti aggettivi che ben descrivono questo esotico alimento, perla del sub-continente indiano, reperibile oggi con estrema facilità anche sugli scaffali del nostri supermercati.

Iniziamo quindi, il nostro percorso nel mondo del basmati, approfondendone proprietà nutrizionali, benefici e caratteristiche.

 

Cos'è il riso basmati

Il basmati è un riso aromatico a chicco lungo, coltivato da secoli in una determinata area geografica alle pendici dell’Himalaya, fra India e Pakistan.

Le condizioni agro-climatiche della zona, nonché le modalità di raccolta, lavorazione e stagionatura, conferiscono a questo alimento caratteristiche organolettiche e nutrizionali uniche.

Oltre all’India, il basmati viene coltivato anche in Pakistan, tuttavia la sua varietà più pregiata resta quella indiana, denominata basmati di Dehradun; coltivata da secoli in una zona alle pendici dell’Himalaya, non molto distante da Nuova Delhi, in particolare negli Stati di Uttaranchal (sui pendii più scoscesi dell’Himalaya al di sotto dei 700 metri di altitudine) e di Uttar Pradesh (nelle terre pianeggianti ai piedi della catena montuosa).

Le fasi di semina e raccolta di questo tradizionale riso, seguono un approccio rigorosamente biologico ovvero non prevedono l’uso di pesticidi, anticrittogamici o altre sostanze chimiche. Anche gli attrezzi e i metodi utilizzati, sono quelli tramandati da generazioni dai contadini locali e non prevedono l’uso di macchinari d’agricoltura intensiva. I terrazzamenti sui pendii scoscesi dell’Himalaya, sono fatti con fango, erba e argilla, rigorosamente a mano, mentre l’aratura dei campi è ancora realizzata con l’aratro trainato da buoi.

Questo tipologia di riso la si trova soprattutto in due versioni: quella raffinata ovvero bianca e quella integrale, con un colore del chicco tendente al marrone. Sono tuttavia ben 43 le varietà Basmati notificate ai sensi della Sezione 5 del Seed Act, 1966 dell'India.

 

Differenza tra il riso basmati e altre tipologie di riso

 Il riso basmati, considerato il miglior riso al mondo, lo si riconosce alla vista per i suoi chicchi lisci, sottili e affusolati. L’aroma e il gusto sono unici grazie al tipico sapore di “pandan” (Pandanus amaryllifolius: pianta erbacea tipica di quelle zone, appartenente alla famiglia delle Pandanaceae, le cui foglie servono, fra le altre cose, proprio ad aromatizzare il riso), ovvero grazie alla presenza del composto aromatico 2-Acetyl-1-pyrroline (2AP). Altra caratteristica peculiare è l’allungamento dei chicchi durante la cottura. A seguito di idratazione, durante la cottura in acqua, i chicchi infatti possono addirittura raddoppiare le dimensioni originarie. L’indice glicemico è particolarmente basso.  

 

Valori nutrizionali e calorie del riso basmati

Rispetto al bianco, il riso basmati integrale è leggermente più ricco in calorie, carboidrati e fibre. Fornisce anche più magnesio, vitamina E, zinco, potassio e fosforo, inoltre è ricco in tiamina, acido folico e selenio.

Mediamente 100 grammi di basmati cotto, forniscono 121 calorie, quindi:

Una tazza (160 grammi circa) di riso basmati bianco cotto contiene:

Calorie: 210

Proteine: 4,4 grammi

Grasso: 0,5 grammi

Carboidrati: 45,6 grammi

Fibra: 0,7 grammi

Sodio: 399 mg

Folato: 24% del valore giornaliero (DV)

Tiamina: 22% del DV

Selenio: 22% del DV

Niacina: 15% del DV

Rame: 12% del DV

Ferro: 11% del DV

Vitamina B6: 9% del DV

Zinco: 7% del DV

Fosforo: 6% del DV

Magnesio: 5% del DV

 

Il riso basmati crudo, ovvero non ancora privato dell’amido, contiene circa 360 Kcal per 100 grammi. * Ricordiamo che l’amido è uno zucchero complesso, ovvero un polisaccaride costituito da diversi monomeri di glucosio.

 

Indice Glicemico: L’indice glicemico (IG) è un valore compreso fra 0 e 100 ed esprime la rapidità con cui gli alimenti contenenti carboidrati, fanno aumentare la concentrazione di glucosio nel sangue, ovvero la glicemia. I carboidrati, in altre parole gli zuccheri, per essere assorbiti e passare nella circolazione sanguigna devono essere trasformati in glucosio dagli enzimi digestivi. L'aumento della glicemia, quindi, testimonia il livello di assorbimento del glucosio alimentare.

Generalmente, alimenti che fanno aumentare la glicemia in modo rapido hanno un alto indice glicemico, mentre quelli che la fanno salire in modo più graduale, hanno un indice glicemico basso.

Con un indice glicemico compreso tra 50 e 58, il riso basmati è un alimento a indice glicemico medio-basso (Mayo Clinic).  Teniamo conto che la maggior parte dei tipi di riso, in particolare il riso bianco, hanno un alto indice glicemico (superiore o uguale ≥ di 70 ), il riso basmati pertanto è molto più basso sulla scala.

 

Come cuocere il riso basmati

Una delle caratteristiche peculiari del riso basmati, rispetto ad altri tipi di riso, è il profumo che sprigiona durante la cottura. Il modo migliore per cuocere il basmati è con acqua quanto basta in modo che non disperda i suoi aromi. Di seguito riportiamo, a mo’ di esempio, due diverse modalità di cottura.

Metodo 1: In una casseruola scaldiamo due cucchiai d'olio che ci serviranno per far soffriggere un bicchiere di riso basmati per un paio di minuti. In questo modo ridurremo l’amido di superficie, senza dover procedere al lavaggio del riso. Aggiungiamo due bicchieri d'acqua, misurati con lo stesso bicchiere che abbiamo usato per misurare il riso. Alziamo la fiamma fino a quando inizia a bollire e da quel momento l’abbassiamo al minimo, lasciando cuocere per non più di 15 minuti. Spegniamo il fuoco, mescoliamo con una spatola per separare i chicchi e lasciamo riposare per cinque minuti prima di servire. Il riso basmati deve essere leggermente al dente, ma non duro.

Metodo 2: Laviamo il riso più volte fin quando l'acqua non esce pulita. Mettiamolo a cuocere per 15 minuti a fuoco basso in una pentola coperta. Le proporzioni saranno di un misurino di riso per un misurino di acqua salata. Una volta cotto il riso, possiamo usarlo come guarnizione o come base per alcuni piatti.

Nonostante sia un riso molto aromatico che non necessita di condimento, non sempre il basmati viene cotto in purezza. Nella cucina indiana, ad esempio, è molto comune cucinarlo con noci saltate, burro chiarificato e curcuma che gli conferisce un bel colore giallo.

 

Come conservare il riso basmati

Le modalità di conservazione di un riso crudo, ben sigillato nella sua confezione di fabbrica originaria, non differiscono sostanzialmente da qualsivoglia altro cereale e solitamente sono indicate sulla confezione stessa. Ricordiamo, comunque, che per questa tipologia di alimenti, come per la pasta a lunga conservazione, viene utilizzato il TMC, ovvero il Termine Minimo di Conservazione e non una data di scadenza ben precisa. La differenza è che la data di scadenza indica il termine entro cui, tassativamente, l’alimento deve essere consumato. Oltre quella data, infatti, il prodotto potrebbe alterarsi e diventare pericoloso per la salute di chi lo consuma. La data di scadenza è utilizzata per alimenti particolarmente ricchi di acqua libera e che potrebbero andare incontro a rapida degradazione. Il Termine minimo di conservazione (TMC) invece, è una data di consumo consigliata (utilizzata prevalentemente per alimenti secchi), ovvero data fino alla quale tale prodotto conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione e che tuttavia può essere consumato anche successivamente con un certo margine di sicurezza. Un basmati crudo, nella sua confezione sottovuoto, si conserva abbondantemente per oltre due anni.

Diverso il discorso quando si parla di riso cotto. Solitamente un riso cotto, dovrebbe essere consumato immediatamente dopo la cottura e soprattutto bisognerebbe evitare di lasciarlo a temperatura ambiente per ore, al fine di evitare tossinfezioni alimentari, come ad esempio da Bacillus Cereus. Lo possiamo conservare in frigo, per un giorno o al massimo per un paio di giorni, purché in un contenitore ermetico ben lavato precedentemente e ben chiuso.

 

Possibili effetti collaterali e controindicazioni del riso basmati

Il riso Basmati non ha grossi effetti collaterali ed è privo di glutine, come d’altra parte anche le altre varietà di riso e come il mais, il grano saraceno, il miglio, l'amaranto e la quinoa. Per questa sua peculiare caratteristica, il basmati può essere consumato anche dalle persone intolleranti al glutine, ovvero da chi soffre di celiachia. L’alta presenza in fibre (ancor più nel basmati integrale il cui indice glicemico può raggiungere il valore addirittura di 45), inoltre, lo rendono particolarmente indicato per le diete dimagranti al fine di anticipare il senso di sazietà, calibrare l’assunzione di grassi e zuccheri e favorire la funzionalità intestinale.