sabato 12 dicembre 2020

IN USCITA IL MIO NUOVO LIBRO: " LA BELLEZZA NASCOSTA SUL FONDO DEGLI OCCHI "

  

 
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La bellezza nascosta sul fondo degli occhi

Anno 2020


Una raccolta di fiabe e favole imperniate sull'amore e sulla fiducia nel futuro. Racconti che rimandano alle quattro virtù cardinali dell'Uomo, ovvero fortezza, giustizia, prudenza e temperanza.
 
Disponibile su Amazon, sia in formato cartaceo che E-book
Acquista qui:
 

 Alcuni racconti contenuti nel libro, li potete leggere ai link riportati in questo articolo

https://dralbano.blogspot.com/2020/10/da-oggi-e-attiva-sul-blog-la-nuova.html

oppure qui

https://dralbano.blogspot.com/2020/11/la-rosa-del-deserto.html 

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 Ecco, quindi, un mio nuovo libro 

" LA BELLEZZA NASCOSTA SUL FONDO DEGLI OCCHI "

Una raccolta di fiabe e favole imperniate sull'amore e sulla fiducia nel futuro. Racconti che rimandano alle quattro virtù cardinali dell'Uomo, ovvero fortezza, giustizia, prudenza e temperanza.
 
Il titolo dato al libro, prende spunto dalla prima fiaba della raccolta:
 
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LA BELLEZZA NASCOSTA SUL FONDO DEGLI OCCHI
 
L'uomo aveva navigato, per sette anni, attraversando sette mari, aveva poi oltrepassato il deserto della terra di mezzo, giungendo fino ai piedi della grande quercia dalle foglie dorate.
Proprio ai piedi del possente albero, nasceva l'arcobaleno perenne, il cui arco sprofondava nell'azzurro del cielo sorvolando monti e valli. L'uomo proseguì il suo cammino, inseguendo i colori costanti dell'arcobaleno, mentre il sole e la luna si stagliavano contemporaneamente sulle sommità contrapposte dei pendii.
 
Dopo sette giorni giunse ai margini del lago incantato. Sembrava un diamante incastonato fra le valli e le colline. L'arcobaleno vi si tuffava al centro, trascinando con sé i suoi colori. Sul fondo, giaceva il forziere che conteneva i doni più belli dell'umanità: la dolcezza, la bellezza, l'etica, la forza, la giustizia, la prudenza e la temperanza.
L'uomo si spogliò dei suoi vestiti e si tuffò al centro del lago. Nuotò verso il fondo, fino a raggiungere il prezioso scrigno. Lo aprì e una luce accecante si sprigionò, risalendo verso l'alto, per chilometri, fino a forare il cielo. 
 
Solo allora l'uomo capì che si trovava al centro dell'iride di un occhio e in quello stesso istante comprese il perché gli avevano raccontato che, a distanza di chilometri, esisteva un altro lago simile, dove si tuffava un altro arcobaleno identico a quello che aveva appena inseguito. In quei laghi vi erano due forzieri ricolmi di tesori e si trovavano sul fondo di due occhi. 
 
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Se ingrandite l'immagine di copertina, vedrete un arcobaleno all'interno dell'occhio, preludio di rinascita in una nuova vita, dopo la tempesta. L'uomo, nel suo viaggio simbolico, si perde negli occhi di una donna e partendo dalla sclera ( i sette mari), giunge all'iride 
( quercia dalle foglie dorate) per arrivare, guidato dalla luce del sole 
( il cuore e l'intuito), alla pupilla ( il lago), dove si tuffa e trova i doni più belli dell'umanità, ovvero la bellezza, la dolcezza e le quattro virtù cardinali. 
 
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Una fiaba che spinge alla ricerca della vera bellezza, quella inestimabile, ovvero quella che troverete sul fondo degli occhi della persona amata.
 
Qui i link per l'acquisto:
( disponibile su Amazon sia in formato cartaceo che in E-book ) 
 
( Copertina Flessibile )
 
 
( Copertina Rigida )
 

 

venerdì 13 novembre 2020

“LA ROSA DEL DESERTO”

Nascosto fra le dune altissime di un torrido deserto, vi era un lago.  Al centro di questo lago vi era un’isola  perfettamente circolare che conteneva al suo interno un lago ancora più piccolo e al centro di questo piccolo lago, vi era a sua volta, un’isola di sabbia minuscola, non più grande di un metro di raggio. Su questo striminzito appezzamento di terra, ogni primavera di ogni anno, fioriva una splendida rosa di colore rosso come il sangue e dalle foglie verdi come uno smeraldo. Il lago era così ben nascosto agli occhi dei passanti, che nessuno l’aveva mai visto e sebbene una antica leggenda tramandata di padre in figlio, parlasse di una misteriosa rosa rossa i cui semi sarebbero giunti sulla terra dallo spazio, quei  pochi uomini che avevano provato a coglierla, non avevano mai più fatto ritorno a casa.

Un giorno passò, nei pressi di queste dune altissime, una carovana di Tuareg. Sull’ultimo dromedario, avvolta in un turbante che lasciava intravedere solo due splendidi occhi, vi era una ragazzina di appena tredici anni di età. I suoi genitori, entrambi Tuareg, erano morti giovanissimi a causa della malaria e la ragazzina si era data da fare, sin da piccola, per guadagnare qualcosa. Adesso viveva una vita dura, trasportando sale attraverso il deserto, con i suoi zii. Quando il suo dromedario arrivò all’altezza delle dune, una improvvisa folata di vento, gli strappò il tagelmust, ovvero il drappo che gli copriva la testa e lo fece volare in direzione delle dune. La ragazzina, consapevole dell’importanza di tenere la testa coperta sotto il sole cocente, con un balzo saltò giù dal dromedario che continuò imperterrito nel suo percorso al seguito della carovana, e corse per recuperare il copricapo. Stava quasi per raggiungerlo, quando un’altra folata di vento ancora più forte, lo spinse su per la duna. La ragazzina prese a salire sul versante ripido della montagna di sabbia, ma quando stava quasi per raggiungerlo, l’ennesima folata di vento lo spinse di là dal crinale. La ragazza giunse esausta quasi in vetta alla duna, si voltò giusto in tempo per vedere la sua carovana azalai, allontanarsi mansueta e tortuosa come un serpente, lungo la sabbia ardente del deserto.

Quando con un ultimo sforzo superò la cresta della duna , ai suoi occhi apparve il lago. Era bellissimo. Dall’alto riusciva a scorgere la rosa rossa scintillare sotto i caldi raggi del sole. La ragazzina afferrò con una mano il tagelmust e con gesti sapienti e millenari, se lo avvolse attorno alla testa, facendo bene attenzione a coprire il viso e a lasciare solo una stretta fessura in corrispondenza degli occhi, dopodiché  prese a scendere lungo la duna in direzione del lago. Una volta giunta sulla riva, si rese conto che l’isola era troppo lontana dalla costa per raggiungerla.

Affranta si sedette sulla riva, pensando che non avrebbe mai potuto osservare quella bellissima rosa da vicino. Proprio mentre era assorta nei suoi pensieri, notò che in un anfratto ombroso ai piedi della duna, nascosto fra i rovi, vi era un girasole. La ragazza si alzò e si avvicinò al fiore. Era incredibilmente bello e nonostante il terreno tutto intorno fosse completamente coperto da rovi, il girasole era riuscito ad emergere e ad aprire la sua bellissima corolla gialla al di sopra delle spine. Non solo. Benché si trovasse in una zona ombreggiata per la maggior parte del giorno, non appena percepiva un flebile raggio di sole, lo seguiva ora dopo ora. raccogliendo tutto il calore possibile. Che bella lezione di vita, pensò:” Non importa dove tu nasca e quali difficoltà ti si parino davanti. Se veramente lo desideri e fai quello che ami fare, allora potrai emergere e vivere nella luce ovunque essa sia !”.

Rinfrancata da questi pensieri, la ragazza tuareg dai bellissimi occhi, salutò il girasole e volse lo sguardo verso la rosa rossa. Neo suoi occhi, adesso, c’era una ferrea decisione di raggiungerla.

Si sedette su di un vecchio tronco sulla riva del lago e iniziò a studiare il da farsi. Ad un certo punto l’illuminazione: il tronco sotto di lei poteva servire allo scopo. Si spogliò della pesante tunica e spinse il tronco in acqua. Nonostante non sapesse nuotare, come la maggior parte dei Tuareg, la ragazza aveva tanto coraggio ed aveva chiaro davanti a sé, il suo obbiettivo. Nuotò con perseveranza, diverse ore, fino a quando giunse sulla sponda dell’isola al centro del lago. Qui lasciò il tronco, che era troppo pesante, e giunse sulla sponda del lago più piccolo al centro dell’isola. Da qui, poteva scorgere in lontananza la rosa rossa, scintillare sotto i raggi del sole ancora alto nel cielo.

Passarono alcune ore e la ragazza non aveva ancora trovato una soluzione per raggiungere il fiore, inoltre il sole stava tramontando e lei sapeva che in quella zona, le temperature di notte potevano scendere anche sotto lo zero. Infatti dopo poche ore il sole sparì all’orizzonte, come inghiottito dalle bocche spalancate delle dune di sabbia. La temperatura, a causa della mancanza di umidità nell’aria, prese a scendere vertiginosamente e la ragazza non aveva niente addosso se non il suo tagelmust.

Mentre l’acqua profonda del grande lago rimaneva liquida, adesso quella del laghetto più piccolo, poco profonda, stava ghiacciando. In lontananza la rosa rossa risplendeva nel buio della notte. Sembrava emettere un caldo tepore rossastro. La ragazza sentiva il suo corpo  raffreddarsi rapidamente. Doveva trovare subito una soluzione. Attingendo alla sua esperienza Tuareg, scavò una buca nella sabbia, cercò dei rametti e delle piante secche e creò un fuoco sul fondo della buca, dopodiché quando si formò la brace, la ricoprì con della sabbia. Adesso aveva un caldo giaciglio su cui dormire. Dal fondo di quella bara di sabbia, si sentiva come morta, eppure era più viva che mai. Il cielo era terso e pieno di stelle. I suoi zii erano lontani. Nel pieno della notte sollevò il capo e vide che la superficie del laghetto, si era completamente ghiacciata. Con grande coraggio lasciò il suo caldo giaciglio e prese a correre sulla superficie ghiacciata dell’invaso. La pelle dei piedi rimaneva attaccata sul fondo ghiacciato, ma lei continuava a correre. Dopo un tempo che le parse una eternità, giunse sulla riva del piccolo appezzamento di terra. La rosa rossa era lì ad attenderla. L’aria era incredibilmente calda e gradevole. La rosa rossa riscaldava perfettamente tutto l’ambiente intorno.

La ragazza si accovacciò proprio di fronte alla rosa. La osservava ed era la cosa più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita. I suoi occhi scrutavano ogni singolo dettaglio del fiore. Ad un tratto allungò una mano per toccarla ed una voce chiara e melodiosa scaturì dai petali:” Sei stata forte, coraggiosa e determinata. Per raggiungermi hai usato l’intelligenza, il coraggio, l’astuzia e la perseveranza e per questo hai meritato il tuo premio. Sono una rosa magica, chiedimi quello che vuoi ed io esaudirò il tuo desiderio!”. La ragazza tuareg, senza esitazione disse:” Vorrei diventare una rosa bella come te e poter vivere per sempre nel deserto, osservata e ammirata da tutti !”. Vi fu un silenzio assordante. Poco dopo la rosa rossa scosse dolcemente i suoi petali e una luccicante polvere luminosa, ricoprì la ragazza.

Il sole stava nascendo ancora una volta nel deserto. La sabbia si riscaldava sotto i tiepidi raggi del sole. In quel luogo misterioso nascosto al di là delle dune altissime, la sabbia intorno al lago era adesso cosparsa di tante concrezioni calcaree belle come la rosa al centro dell’isola.

La leggenda narra che da quel giorno, tutti i deserti del mondo, si riempirono di queste pietre a forma di rosa.  Adesso, anche voi conoscete la storia del lago nascosto al di là delle dune altissime del deserto e se un giorno vi dovesse capitare di raccogliere una pietra a forma di rosa, ricordatevi che non è una semplice pietra, bensì è una rosa del deserto e al suo interno conserva, gelosamente, l’anima di una ragazza tuareg dagli occhi bellissimi.

 

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sabato 31 ottobre 2020

IL NUNZIO APOSTOLICO VIGANÒ SCRIVE UNA SECONDA LETTERA A TRUMP: " LE SORTI DEL MONDO INTERO SONO MINACCIATE DA UNA COSPIRAZIONE GLOBALE CONTRO DIO E CONTRO L’UMANITÀ "

 

Molti ricorderanno la lettera che Monsignor Carlo Maria Viganò, Arcivescovo e già Delegato per le Rappresentanza Pontificie oltre che Nunzio Apostolico in Usa, scrisse di suo pugno a giugno di quest'anno, al Presidente Donald Trump.

Oggi, Monsignor Viganò, a pochi giorni dalle elezioni, scrive una seconda lettera all'attuale e prossimo Presidente Usa. Una missiva che vuole essere un terribile monito per tutta l'Umanità ed un incitamento cristiano a lottare per quei valori e per quelle radici che da oltre duemila anni, ovvero da quando fu posta la prima pietra della Chiesa di Cristo, segnano la via della nostra civiltà occidentale e della nostra Umanità.

Di seguito il testo della lettera:

A TRUMP: C’È UN PIANO GLOBALE CONTRO DIO E L’UOMO

OPEN LETTER TO THE PRESIDENT OF THE UNITED STATES OF AMERICA DONALD J. TRUMP

Domenica 25 Ottobre 2020

Signor Presidente,

mi consenta di rivolgermi a Lei, in quest’ora in cui le sorti del mondo intero sono minacciate da una cospirazione globale contro Dio e contro l’umanità. Le scrivo come Arcivescovo, come Successore degli Apostoli, come ex-Nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America. Le scrivo nel silenzio delle autorità civili e religiose: voglia accogliere queste mie parole come la «voce di uno che grida nel deserto» (Gv 1, 23).

Come ho avuto modo di scriverLe nella mia Lettera dello scorso Giugno, questo momento storico vede schierate le forze del Male in una battaglia senza quartiere contro le forze del Bene; forze del Male che sembrano potenti e organizzate dinanzi ai figli della Luce, disorientati e disorganizzati, abbandonati dai loro capi temporali e spirituali.

Sentiamo moltiplicarsi gli attacchi di chi vuole demolire le basi stesse della società: la famiglia naturale, il rispetto per la vita umana, l’amore per la Patria, la libertà di educazione e di impresa. Vediamo i capi delle Nazioni e i leader religiosi assecondare questo suicidio della cultura occidentale e della sua anima cristiana, mentre ai cittadini e ai credenti sono negati i diritti fondamentali, in nome di un’emergenza sanitaria che sempre più si rivela come strumentale all’instaurazione di una disumana tirannide senza volto.

Un piano globale, denominato Great Reset, è in via di realizzazione. Ne è artefice un’élite che vuole sottomettere l’umanità intera, imponendo misure coercitive con cui limitare drasticamente le libertà delle persone e dei popoli. In alcune nazioni questo progetto è già stato approvato e finanziato; in altre è ancora in uno stadio iniziale. Dietro i leader mondiali, complici ed esecutori di questo progetto infernale, si celano personaggi senza scrupoli che finanziano il World Economic Forum e l’Event 201, promuovendone l’agenda.

 Scopo del Great Reset è l’imposizione di una dittatura sanitaria finalizzata all’imposizione di misure liberticide, nascoste dietro allettanti promesse di assicurare un reddito universale e di cancellare il debito dei singoli. Prezzo di queste concessioni del Fondo Monetario Internazionale dovrebbe essere la rinuncia alla proprietà privata e l’adesione ad un programma di vaccinazione Covid-19 e Covid-21 promosso da Bill Gates con la collaborazione dei principali gruppi farmaceutici. Aldilà degli enormi interessi economici che muovono i promotori del Great Reset, l’imposizione della vaccinazione si accompagnerà all’obbligo di un passaporto sanitario e di un ID digitale, con il conseguente tracciamento dei contatti di tutta la popolazione mondiale. Chi non accetterà di sottoporsi a queste misure verrà confinato in campi di detenzione o agli arresti domiciliari, e gli verranno confiscati tutti i beni.

Signor Presidente, immagino che questa notizia Le sia già nota: in alcuni Paesi, il Great Reset dovrebbe essere attivato tra la fine di quest’anno e il primo trimestre del 2021. A tal scopo, sono previsti ulteriori lockdown, ufficialmente giustificati da una presunta seconda e terza ondata della pandemia. Ella sa bene quali mezzi siano stati dispiegati per seminare il panico e legittimare draconiane limitazioni delle libertà individuali, provocando ad arte una crisi economica mondiale. Questa crisi serve per rendere irreversibile, nelle intenzioni dei suoi artefici, il ricorso degli Stati al Great Reset, dando il colpo di grazia a un mondo di cui si vuole cancellare completamente l’esistenza e lo stesso ricordo. Ma questo mondo, Signor Presidente, porta con sé persone, affetti, istituzioni, fede, cultura, tradizioni, ideali: persone e valori che non agiscono come automi, che non obbediscono come macchine, perché dotate di un’anima e di un cuore, perché legate tra loro da un vincolo spirituale che trae la propria forza dall’alto, da quel Dio che i nostri avversari vogliono sfidare, come all’inizio dei tempi fece Lucifero con il suo «non serviam».

Molti – lo sappiamo bene – considerano con fastidio questo richiamo allo scontro tra Bene e Male, l’uso di toni “apocalittici”, che secondo loro esasperano gli animi e acuiscono le divisioni. Non c’è da stupirsi che il nemico si senta scoperto proprio quando crede di aver raggiunto indisturbato la cittadella da espugnare. C’è da stupirsi invece che non vi sia nessuno a lanciare l’allarme. La reazione del deep state a chi denuncia il suo piano è scomposta e incoerente, ma comprensibile. Proprio quando la complicità dei media mainstream era riuscita a rendere quasi indolore e inosservato il passaggio al Nuovo Ordine Mondiale, vengono alla luce inganni, scandali e crimini.

Fino a qualche mese fa, sminuire come «complottisti» coloro che denunciavano quei piani terribili, che ora vediamo compiersi fin nei minimi dettagli, era cosa facile. Nessuno, fino allo scorso febbraio, avrebbe mai pensato che si sarebbe giunti, in tutte le nostre città, ad arrestare i cittadini per il solo fatto di voler camminare per strada, di respirare, di voler tenere aperto il proprio negozio, di andare a Messa la domenica. Eppure avviene in tutto il mondo, anche in quell’Italia da cartolina che molti Americani considerano come un piccolo paese incantato, con i suoi antichi monumenti, le sue chiese, le sue incantevoli città, i suoi caratteristici villaggi. E mentre i politici se ne stanno asserragliati nei loro palazzi a promulgare decreti come dei satrapi persiani, le attività falliscono, chiudono i negozi, si impedisce alla popolazione di vivere, di muoversi, di lavorare, di pregare. Le disastrose conseguenze psicologiche di questa operazione si stanno già vedendo, ad iniziare dai suicidi di imprenditori disperati, e dai nostri figli, segregati dagli amici e dai compagni per seguire le lezioni davanti a un computer.

Nella Sacra Scrittura, San Paolo ci parla di «colui che si oppone» alla manifestazione del mistero dell’iniquità, il kathèkon (2Tess 2, 6-7). In ambito religioso, questo ostacolo è la Chiesa e in particolare il Papato; in ambito politico, è chi impedisce l’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale.

Come ormai è evidente, colui che occupa la Sede di Pietro, fin dall’inizio ha tradito il proprio ruolo, per difendere e promuovere l’ideologia globalista, assecondando l’agenda della deep church, che lo ha scelto dal suo gremio.

Signor Presidente, Ella ha chiaramente affermato di voler difendere la Nazione – One Nation under God, le libertà fondamentali, i valori non negoziabili oggi negati e combattuti. È Lei, Caro Presidente, «colui che si oppone» al deep state, all’assalto finale dei figli delle tenebre.

Per questo occorre che tutte le persone di buona volontà si persuadano dell’importanza epocale delle imminenti elezioni: non tanto per questo o quel punto del programma politico, quanto piuttosto perché è l’ispirazione generale della Sua azione che meglio incarna – in questo particolare contesto storico – quel mondo, quel nostro mondo, che si vorrebbe cancellare a colpi di lockdown. Il Suo avversario è anche il nostro: è il Nemico del genere umano, colui che è «omicida sin dal principio» (Gv 8, 44).

Attorno a Lei si riuniscono con fiducia e coraggio coloro che La considerano l’ultimo presidio contro la dittatura mondiale. L’alternativa è votare un personaggio manovrato dal deep state, gravemente compromesso in scandali e corruzione, che farà agli Stati Uniti ciò che Jorge Mario Bergoglio sta facendo alla Chiesa, il Primo Ministro Conte all’Italia, il Presidente Macron alla Francia, il Primo Ministro Sanchez alla Spagna, e via dicendo. La ricattabilità di Joe Biden – al pari di quella dei Prelati del “cerchio magico” vaticano – consentirà di usarlo spregiudicatamente, consentendo a poteri illegittimi di interferire nella politica interna e negli equilibri internazionali. È evidente che chi lo manovra ha già pronto uno peggiore di lui con cui sostituirlo non appena se ne presenterà l’occasione.

Eppure, in questo quadro desolante, in questa avanzata apparentemente inesorabile del «Nemico invisibile», emerge un elemento di speranza. L’avversario non sa amare, e non comprende che non basta assicurare un reddito universale o cancellare i mutui per soggiogare le masse e convincerle a farsi marchiare come capi di bestiame. Questo popolo, che per troppo tempo ha sopportato i soprusi di un potere odioso e tirannico, sta riscoprendo di avere un’anima; sta comprendendo di non esser disposto a barattare la propria libertà con l’omologazione e la cancellazione della propria identità; sta iniziando a capire il valore dei legami familiari e sociali, dei vincoli di fede e di cultura che uniscono le persone oneste. Questo Great Reset è destinato a fallire perché chi lo ha pianificato non capisce che ci sono persone ancora disposte a scendere nelle strade per difendere i propri diritti, per proteggere i propri cari, per dare un futuro ai propri figli. L’inumanità livellatrice del progetto mondialista si infrangerà miseramente dinanzi all’opposizione ferma e coraggiosa dei figli della Luce.

Il nemico ha dalla sua parte Satana, che non sa che odiare. Noi abbiamo dalla nostra parte il Signore Onnipotente, il Dio degli eserciti schierati in battaglia, e la Santissima Vergine, che schiaccerà il capo dell’antico Serpente. «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?» (Rm 8, 31).

Signor Presidente, Ella sa bene quanto gli Stati Uniti d’America, in quest’ora cruciale, siano considerati l’antemurale contro cui si è scatenata la guerra dichiarata dai fautori del globalismo. Riponga la Sua fiducia nel Signore, forte delle parole dell’Apostolo: «Posso tutto in Colui che mi dà forza» (Fil 4, 13). Essere strumento della divina Provvidenza è una grande responsabilità, alla quale corrisponderanno certamente le grazie di stato necessarie, ardentemente implorate dai tanti che La sostengono con le loro preghiere.

Con questo celeste auspicio e l’assicurazione della mia preghiera per Lei, per la First Lady, e per i Suoi collaboratori, di tutto cuore Le giunga la mia Benedizione.

God bless the United States of America!

+ Carlo Maria Viganò 

Arcivescovo Titolare di Ulpiana

già Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America

domenica 25 ottobre 2020

" DA OGGI E' ATTIVA SUL BLOG LA NUOVA SEZIONE - COMPRA UNA FIABA "

Sono felice di comunicarVi che, da oggi, è attiva la SEZIONE DEL BLOG COMPRA UNA FIABA

Nella sezione sarà possibile, dopo aver visitato il SITO WEB COMPRA UNA FIABA acquistare una Fiaba o una Favola personalizzata, ritagliata su misura e su ordinazione.

Basterà andare sul SITO WEB COMPRA UNA FIABA compilare l'apposito modulo con il proprio nome e cognome, indirizzo mail dove sarà spedita la Fiaba/Favola e scegliere 3 PAROLE intorno a cui sarà creata la storia.

In 1-3 giorni lavorativi, riceverete la vostra FIABA o FAVOLA personalizzata che potrete utilizzare come regalo esclusivo o come ricordo. 


Volete qualche esempio ? Certamente !  

 

Questa Favola http://dralbano.blogspot.com/2020/10/il-guerriero-che-vide-la-bellezza-per.html dal titolo "IL GUERRIERO CHE VIDE LA BELLEZZA PER LA PRIMA VOLTA " è stata creata su richiesta delle 3 parole - GUERRIERO - OCCHI - BELLEZZA -

Questa Fiaba http://dralbano.blogspot.com/2020/10/tom-il-canguro.html dal titolo " TOM IL CANGURO " è stata creata su richiesta delle 3 parole - CACTUS - SOLE - CANGURO

Questa Fiaba http://dralbano.blogspot.com/2015/06/i-miei-racconti-il-mare-e-la-fonte.html dal titolo " IL MARE E LA FONTE " è stata creata su richiesta delle 3 parole - MARE - CORALLO - FONTE

Questa Favola http://dralbano.blogspot.com/2015/06/i-miei-racconti-la-quercia-e-la-farfalla.html dal titolo " LA QUERCIA E LA FARFALLA " è stata creata su richiesta delle 3 parole - GIORNI - FARFALLA - QUERCIA 

 

Grazie per l'attenzione.  

Mario

giovedì 22 ottobre 2020

" TOM IL CANGURO "

  

In una vasta riserva naturale australiana, fra Betoota e il Munga Thirri National Park, viveva Tom il canguro. Tom amava nutrirsi di frutta e di un particolare tipo di erbetta verde che cresceva abbondante nei pressi della cittadina di Birdsville. Un giorno assolato di estate, sebbene facesse freddo - perché in Australia le stagioni sono invertite rispetto alle nostre - Tom se ne stava tranquillo pascolando nei campi riscaldati dal sole. Proprio nel mentre era intento a mangiare qua e la i suoi ciuffetti verdi prelibati, il canguro si accorse che si era spinto fino ai margini della Birdsville Track, una strada abbastanza trafficata che porta fino a Marree sulla Outback Highway e forse molto oltre. Non fece in tempo a voltarsi per ritornare sui suoi passi, che in lontananza udì il rombo di un motore avvicinarsi. Il marsupiale, non credeva ai suoi occhi: un camion carico della sua erbetta preferita, stava percorrendo la strada in direzione sud. 

Tom che era molto coraggioso, non ci pensò due volte e con un balzo - come solo i canguri sanno fare - senza che il conducente lo notasse, si ritrovò sprofondato nell’erba fino alle orecchie, nel cassone del camion. Qui, felice come un cucciolo, iniziò a mangiare a più non posso. Mangiava, mangiava, mentre il camion macinava chilometri. Quando ebbe la pancia piena come un otre ed il sole stava tramontando all’orizzonte, con un balzo saltò giù dal camion, che proseguì la sua corsa sbuffando un denso fumo nero dalla marmitta. Era troppo sazio per occuparsi del luogo dove si trovava, decise quindi di trascorrere la notte ai piedi di un grande cactus. Trascorse la notte, dormendo come un ghiro. 

Quando la mattina successiva si svegliò, tutto era ricoperto di bianco. Tom non aveva mai visto niente del genere. Sapeva che nelle fredde giornate dell’estate australiana, qualche volta nevicava nel deserto di Simpson, però la neve non l’aveva mai vista. D’altra parte aveva solo cinque anni di età e nell’ultimo lustro, non aveva mai nevicato a Birdsville. Le sue buffe zampe affondavano nella neve fredda e soffice. Era una sensazione piacevole. Cominciava però a fare freddo. Bisognava ritornare subito a Birdsville. Peccato che tutto fosse nascosto sotto la coltre di neve e per quanto Tom si sforzasse, sia con gli occhi che con il suo proverbiale olfatto, non riusciva a ritornare sulla Birdsville Track. Stanco e affranto si accasciò al suolo. “Morirò qui”, pensò il canguro. 

Il cactus che aveva visto tutto, lo chiamò:” Ehi canguro! Perché non monti sul mio tronco ? Io abbasserò le spine affinché tu non ti punga, così dalla cima dei miei rami, tu potrai vedere la strada che ti riporterà a casa”. Tom non se lo fece ripetere due volte e con un balzo montò sul cactus. Da quei tre metri di altezza, oltre le dune ricoperte di neve, notò la strada che lo avrebbe riportato a casa. Felice iniziò a correre in direzione della Birdsville Track. Mentre era a metà strada, Tom si voltò e disse:” Ehi grazie cactus per avermi aiutato. Nel ringraziarti vorrei chiederti – Perché lo hai fatto ?”. Il cactus si fece una “grassa” risata e rispose:” Sai da quanto tempo sono qui ? Da oltre cento anni. Quello che ho capito in questo mondo è che siamo tutt’uno. Tutto è unito, io tu, il sole, la terra, e quindi io aiutando te, in un modo o nell’altro ho aiutato anche me!”. 

Tom sorrise di rimando, lo ringraziò e corse verso la Birdsville Track da dove, in breve tempo, fece ritorno a casa. Da quel giorno però, non dimenticò mai più quell’avventura e neppure l’insegnamento del vecchio cactus: ” Tutto è uno; tutto, in questo mondo, è unito. Aiutare gli altri per aiutare anche se stessi !”.

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domenica 11 ottobre 2020

" IL GUERRIERO CHE VIDE LA BELLEZZA PER LA PRIMA VOLTA "

 

Un guerriero che nella sua vita aveva conosciuto solo il male e la violenza, un giorno, lungo un sentiero di campagna, incontrò una fanciulla. La ragazza sorreggeva con entrambe le mani, una pesante cesta che portava sul capo. Quando i due si trovarono a poca distanza l’uno dall’altro, la ragazza abbassò lo sguardo e cercò di passare di lato, per proseguire il suo cammino. Il guerriero estrasse la spada e la puntò al cuore della donna.

-        -  ” Dove vai bella ragazza, tutta sola in mezzo ai campi ? chiese il guerriero

-       -   “ Porto questi panni che ho appena lavato al fiume, a casa, da mia madre”, rispose la ragazza, con voce rotta dalla paura

-        -  Il guerriero allora le disse:” Perché non mi guardi, quando ti parlo ?”

La ragazza sollevò lo sguardo ed il guerriero, rimase senza parole. Erano gli occhi più belli che avesse mai visto in tutta la sua vita. Era la prima volta che vedeva tanta bellezza. Negli occhi di quella ragazza c’era la dolcezza, la gentilezza, la forza, la nobiltà d’animo, l’onestà, l’etica, la giustizia, la generosità. Tutte virtù umane che il guerriero non aveva mai conosciuto. Chissà, forse quando era piccolo ed aveva pochi anni, ma di certo non se lo ricordava più. Egli sapeva che anche la forza non gli apparteneva. Era violento si, ma lo era diventato solo per paura, per debolezza interiore e non certo per la forza.

Allora il guerriero, accecato dall’ira per ciò che la natura gli aveva negato, afferrò la ragazza e cercò di portarla a sé. La fanciulla si divincolò e lasciando cadere la cesta di panni, iniziò a correre e ad urlare con quanto fiato avesse in gola. Purtroppo nei paraggi non c’era nessuno ed in un battibaleno, il guerriero le fu addosso. Abituato a prendere le cose con la violenza, l’uomo estrasse il pugnale e disse:” Adesso mi darai tutta la bellezza che hai. Prenderò i tuoi occhi, di modo da poterli tenere sempre con me. Tutta la tua bellezza, adesso sarà mia !”. Con un gesto fulmineo, affondò il pugnale nel volto della ragazza e ne cavò gli occhi. La fanciulla cadde a terra priva di vita.

Il guerriero avvolse gli occhi in un drappo e li ripose nella borsa che portava a tracolla, dopodiché proseguì il suo cammino. Quando la sera stanco, giunse ad una taverna, chiese un letto per dormire e qualcosa da mangiare. Dopo aver cenato, salì in camera e una volta chiusosi la porta alle spalle, accese la lampada ad olio, sedendosi alla sua luce. Qui estrasse gli occhi della fanciulla dalla borsa per poterne ammirare tutta quella bellezza che aveva visto e che pensava di aver rubato.

Forte fu la sua meraviglia quando si accorse che quegli occhi, che prima avevano mostrato così tanta bellezza al loro interno, adesso non erano altro che due pezzi di tessuto amorfo e inanimato. Nonostante li girasse e rigirasse alla forte luce della lampada, non riusciva a scorgere nessuna delle belle virtù che aveva visto quando erano vivi nel volto della fanciulla.

Mentre girava e rigirava gli occhi fra le mani, all’improvviso gli sembrò di scorgere qualcosa, nel riflesso di un occhio. Posò l’altro occhio sul tavolo ed avvicinò le mani alla fiamma della lampada.

In quell’occhio, riflesso come in un pezzo di vetro, l’uomo vide riflessi i suoi stessi occhi. Vide il mostro che aveva ucciso tanta bellezza.

Iracondo aprì la finestra e lanciò gli occhi nel buio della notte, dopodiché si sedette al tavolo, affondando il volto nelle mani. Adesso aveva compreso. In realtà, quegli occhi , erano solo una finestra sulle virtù dell’anima. La bellezza era rimasta nell’anima della ragazza, dove era sempre stata. Ecco perché quei due bulbi oculari, inanimati e sanguinolenti, erano solo due pezzi di vetro che riflettevano l’esterno.

Allora il guerriero, disperato per avere ucciso cotanta bellezza, estrasse il pugnale e se lo conficcò nel petto. La morte sopraggiunse presto e così lo trovarono la mattina successiva. Le braccia penzolanti, il pugnale conficcato nello sterno e le palpebre chiuse, quasi a cercare di impedire al mondo di vedere i suoi occhi privi di una qualsivoglia virtù umana. Due occhi che adesso non erano altro che due inanimati, pezzi di vetro. Tutto il male era rimasto nel suo petto ed anche se, inconsciamente, aveva cercato di sconfiggerlo con la punta di un pugnale, con tutta probabilità se lo era portato con sé all’inferno.

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