venerdì 13 novembre 2020

“LA ROSA DEL DESERTO”

Nascosto fra le dune altissime di un torrido deserto, vi era un lago.  Al centro di questo lago vi era un’isola  perfettamente circolare che conteneva al suo interno un lago ancora più piccolo e al centro di questo piccolo lago, vi era a sua volta, un’isola di sabbia minuscola, non più grande di un metro di raggio. Su questo striminzito appezzamento di terra, ogni primavera di ogni anno, fioriva una splendida rosa di colore rosso come il sangue e dalle foglie verdi come uno smeraldo. Il lago era così ben nascosto agli occhi dei passanti, che nessuno l’aveva mai visto e sebbene una antica leggenda tramandata di padre in figlio, parlasse di una misteriosa rosa rossa i cui semi sarebbero giunti sulla terra dallo spazio, quei  pochi uomini che avevano provato a coglierla, non avevano mai più fatto ritorno a casa.

Un giorno passò, nei pressi di queste dune altissime, una carovana di Tuareg. Sull’ultimo dromedario, avvolta in un turbante che lasciava intravedere solo due splendidi occhi, vi era una ragazzina di appena tredici anni di età. I suoi genitori, entrambi Tuareg, erano morti giovanissimi a causa della malaria e la ragazzina si era data da fare, sin da piccola, per guadagnare qualcosa. Adesso viveva una vita dura, trasportando sale attraverso il deserto, con i suoi zii. Quando il suo dromedario arrivò all’altezza delle dune, una improvvisa folata di vento, gli strappò il tagelmust, ovvero il drappo che gli copriva la testa e lo fece volare in direzione delle dune. La ragazzina, consapevole dell’importanza di tenere la testa coperta sotto il sole cocente, con un balzo saltò giù dal dromedario che continuò imperterrito nel suo percorso al seguito della carovana, e corse per recuperare il copricapo. Stava quasi per raggiungerlo, quando un’altra folata di vento ancora più forte, lo spinse su per la duna. La ragazzina prese a salire sul versante ripido della montagna di sabbia, ma quando stava quasi per raggiungerlo, l’ennesima folata di vento lo spinse di là dal crinale. La ragazza giunse esausta quasi in vetta alla duna, si voltò giusto in tempo per vedere la sua carovana azalai, allontanarsi mansueta e tortuosa come un serpente, lungo la sabbia ardente del deserto.

Quando con un ultimo sforzo superò la cresta della duna , ai suoi occhi apparve il lago. Era bellissimo. Dall’alto riusciva a scorgere la rosa rossa scintillare sotto i caldi raggi del sole. La ragazzina afferrò con una mano il tagelmust e con gesti sapienti e millenari, se lo avvolse attorno alla testa, facendo bene attenzione a coprire il viso e a lasciare solo una stretta fessura in corrispondenza degli occhi, dopodiché  prese a scendere lungo la duna in direzione del lago. Una volta giunta sulla riva, si rese conto che l’isola era troppo lontana dalla costa per raggiungerla.

Affranta si sedette sulla riva, pensando che non avrebbe mai potuto osservare quella bellissima rosa da vicino. Proprio mentre era assorta nei suoi pensieri, notò che in un anfratto ombroso ai piedi della duna, nascosto fra i rovi, vi era un girasole. La ragazza si alzò e si avvicinò al fiore. Era incredibilmente bello e nonostante il terreno tutto intorno fosse completamente coperto da rovi, il girasole era riuscito ad emergere e ad aprire la sua bellissima corolla gialla al di sopra delle spine. Non solo. Benché si trovasse in una zona ombreggiata per la maggior parte del giorno, non appena percepiva un flebile raggio di sole, lo seguiva ora dopo ora. raccogliendo tutto il calore possibile. Che bella lezione di vita, pensò:” Non importa dove tu nasca e quali difficoltà ti si parino davanti. Se veramente lo desideri e fai quello che ami fare, allora potrai emergere e vivere nella luce ovunque essa sia !”.

Rinfrancata da questi pensieri, la ragazza tuareg dai bellissimi occhi, salutò il girasole e volse lo sguardo verso la rosa rossa. Neo suoi occhi, adesso, c’era una ferrea decisione di raggiungerla.

Si sedette su di un vecchio tronco sulla riva del lago e iniziò a studiare il da farsi. Ad un certo punto l’illuminazione: il tronco sotto di lei poteva servire allo scopo. Si spogliò della pesante tunica e spinse il tronco in acqua. Nonostante non sapesse nuotare, come la maggior parte dei Tuareg, la ragazza aveva tanto coraggio ed aveva chiaro davanti a sé, il suo obbiettivo. Nuotò con perseveranza, diverse ore, fino a quando giunse sulla sponda dell’isola al centro del lago. Qui lasciò il tronco, che era troppo pesante, e giunse sulla sponda del lago più piccolo al centro dell’isola. Da qui, poteva scorgere in lontananza la rosa rossa, scintillare sotto i raggi del sole ancora alto nel cielo.

Passarono alcune ore e la ragazza non aveva ancora trovato una soluzione per raggiungere il fiore, inoltre il sole stava tramontando e lei sapeva che in quella zona, le temperature di notte potevano scendere anche sotto lo zero. Infatti dopo poche ore il sole sparì all’orizzonte, come inghiottito dalle bocche spalancate delle dune di sabbia. La temperatura, a causa della mancanza di umidità nell’aria, prese a scendere vertiginosamente e la ragazza non aveva niente addosso se non il suo tagelmust.

Mentre l’acqua profonda del grande lago rimaneva liquida, adesso quella del laghetto più piccolo, poco profonda, stava ghiacciando. In lontananza la rosa rossa risplendeva nel buio della notte. Sembrava emettere un caldo tepore rossastro. La ragazza sentiva il suo corpo  raffreddarsi rapidamente. Doveva trovare subito una soluzione. Attingendo alla sua esperienza Tuareg, scavò una buca nella sabbia, cercò dei rametti e delle piante secche e creò un fuoco sul fondo della buca, dopodiché quando si formò la brace, la ricoprì con della sabbia. Adesso aveva un caldo giaciglio su cui dormire. Dal fondo di quella bara di sabbia, si sentiva come morta, eppure era più viva che mai. Il cielo era terso e pieno di stelle. I suoi zii erano lontani. Nel pieno della notte sollevò il capo e vide che la superficie del laghetto, si era completamente ghiacciata. Con grande coraggio lasciò il suo caldo giaciglio e prese a correre sulla superficie ghiacciata dell’invaso. La pelle dei piedi rimaneva attaccata sul fondo ghiacciato, ma lei continuava a correre. Dopo un tempo che le parse una eternità, giunse sulla riva del piccolo appezzamento di terra. La rosa rossa era lì ad attenderla. L’aria era incredibilmente calda e gradevole. La rosa rossa riscaldava perfettamente tutto l’ambiente intorno.

La ragazza si accovacciò proprio di fronte alla rosa. La osservava ed era la cosa più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita. I suoi occhi scrutavano ogni singolo dettaglio del fiore. Ad un tratto allungò una mano per toccarla ed una voce chiara e melodiosa scaturì dai petali:” Sei stata forte, coraggiosa e determinata. Per raggiungermi hai usato l’intelligenza, il coraggio, l’astuzia e la perseveranza e per questo hai meritato il tuo premio. Sono una rosa magica, chiedimi quello che vuoi ed io esaudirò il tuo desiderio!”. La ragazza tuareg, senza esitazione disse:” Vorrei diventare una rosa bella come te e poter vivere per sempre nel deserto, osservata e ammirata da tutti !”. Vi fu un silenzio assordante. Poco dopo la rosa rossa scosse dolcemente i suoi petali e una luccicante polvere luminosa, ricoprì la ragazza.

Il sole stava nascendo ancora una volta nel deserto. La sabbia si riscaldava sotto i tiepidi raggi del sole. In quel luogo misterioso nascosto al di là delle dune altissime, la sabbia intorno al lago era adesso cosparsa di tante concrezioni calcaree belle come la rosa al centro dell’isola.

La leggenda narra che da quel giorno, tutti i deserti del mondo, si riempirono di queste pietre a forma di rosa.  Adesso, anche voi conoscete la storia del lago nascosto al di là delle dune altissime del deserto e se un giorno vi dovesse capitare di raccogliere una pietra a forma di rosa, ricordatevi che non è una semplice pietra, bensì è una rosa del deserto e al suo interno conserva, gelosamente, l’anima di una ragazza tuareg dagli occhi bellissimi.

 

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