mercoledì 20 aprile 2016

" IL DECLINO DELL'ITALIA TURISTICA E LE COLPE DELLA CLASSE DIRIGENTE ! "

 

Molti ricorderanno il celebre video promozionale di Rutelli, quando in un inglese "maccheronico" si sperticava in un elogio senza freni del nostro paese ed invitava con il suo "Pliz visit Italy", i turisti stranieri in Italia. 

 

Ebbene da quel video in poi, proseguendo sulla scia di un trend di declino inarrestabile, l'Italia, invece di guadagnare, ironicamente ha continuato a perdere, nel consuntivo globale, posizioni per numero di presenze turistiche. Nonostante le sue bellezze naturali e artistiche, infatti, il confronto con i competitors europei, anche dal punto di vista della forza lavoro creata dal settore, è impietoso

In Italia il turismo garantisce occupazione a 2,2 milioni di persone, cifra che sale a 2,3 milioni in Spagna e a 2,8 in Francia e dato ancora più allarmante, nel 2012 mentre tutti i competitors europei (Francia, Germania, Austria, Spagna, Inghilterra) hanno assistito a una crescita dei visitatori stranieri, in Italia il loro numero è diminuito.

Secondo il "World Tourism rankings 2016" stilato dalla United Nations World Tourism Organization (UNWTO), l'Italia occuperebbe soltanto il 5° posto, scalzata persino dalla Spagna.


Pensare che negli anni "80 eravamo il "primo paese", su scala internazionale, per numero di turisti accolti. Oggi dobbiamo scontrarci con la dura realtà e questa ci dice che la Francia, occupa in assoluto la prima posizione, con 83,7 milioni di turisti annui ed un numero quasi doppio di presenze, rispetto all'Italia (48,6 milioni di turisti). 

Una vergogna difficile da definire a parole se si pensa che l'Italia è il primo paese al mondo per siti Unesco; il primo paese al mondo, per patrimonio artistico culturale occidentale oltreché sede della Chiesa Cattolica, del Papa e del Vaticano ( Che da solo porterebbe qualcosa come oltre 3 milioni di turisti annui) .

Parlando da un punto di vista del "turismo balneare", l'Italia inoltre ha 8.309 Km di costa, rispetto ai 3427 della Francia. Riguardo alle ore di sole, invece passiamo dalle 2371 ore di sole annue (Napoli presa come riferimento visto che Roma -sapientemente- non è stata inserita nella classifica), rispetto alle 1662 ore di Parigi. Basta d'altra parte vedere la cartina geografica per capire che la Francia, a parte la "Costa Azzurra e la Corsica" non ha certo, neanche lontanamente, le potenzialità attrattive turistiche climatiche della nostra penisola e delle sue regioni punta Sicilia/Calabria/Puglia/Sardegna/Basilicata, senza contare la Versilia, la Riviera di Ponente e la costa Romagnola. Per non parlare dello straordinario comparto alimentare e viti-vinicolo. 

Insomma, con questi presupposti, perdere la competizione con la Francia o con la Spagna è assimilabile a come se un Hotel di bassa categoria, costruito nello scantinato di un vecchio edificio di un paesello del Gennargentu, vincesse la competzione turistica con il Savoy Hotel in Piazza Repubblica a Firenze.

Nonostante questo colossale fallimento manageriale - (perchè tale è, considerato che le responsabilità, ovviamente, non possono essere attribuibili al popolo italiano, visto che è lo stesso di 30 anni fa (nei comportamenti) ma ad  una classe dirigente affarista, spesso corrotta quando non mafiosa e poco lungimirante) - la stampa "di regime" continua a tessere le lodi della nostra 5a posizione turistica globale, piuttosto che criticare, stilando dati alla mano i fatti concreti.

Eppure chi si occupa di turismo, dovrebbe sapere che non è sull'affascinamento romantico verso l'Italia di alcuni intellettuali (l'Italianite è una parola odiosa più di petaloso) che si crea una crescita del nostro turismo, quanto attraverso una politica coordinata che ci valorizzi ed indirizzi verso la crescente domanda turistica internazionale ( oggi sempre più asiatica). Avremmo bisogno di una politica che valorizzi la nostra offerta (arte, paesaggi, cultura, stile di vita, cibo) , e le nostre strutture alberghiere e di trasporti, educando competenti addetti al settore e sviluppando una promozione coordinata e costante all'estero. 

Invece sembra che all'establishment italico, interessi di più stuprare il paesaggio con trivelle, favorire il degrado e l'insicurezza con cattiva amministrazione e l' accoglienza indiscriminata e senza regole d'immigrati, fra i quali si annidano spesso incivili e delinquenti. Favorire l'Hotellerie ad uso immigrati clandestini anziché turistico, svilire il made in Italy favorendo l'import di prodotti alimentari a basso costo e spesso di minor valore (Vedi import Olio Tunisino), svuotare l'educazione dei nostri giovani rinunciando all'arte a scuola, come se da noi non fossa una risorsa, il tutto senza mai investire in infrastrutture adeguate (non abbiamo neanche una compagnia aerea decente) né in adeguate promozioni all'estero della nostra sempre più fragile offerta. 

Da una parte, quindi, lasciamo che la Francia riceva il doppio di turisti rispetto a noi e dall'altra parte consentiamo ad una multinazionale petrolifera Francese (ed altre), di trivellare il nostro territorio, esponendoci a danni potenziali ambientali che potrebbero portare ad una ulteriore restrizione dell'indotto turistico.

Cosa fare per uscire da questa impasse ? Difficile dirlo ma di sicuro serve una "reazione energica e compatta" del popolo italiano tutto. A fronte di questo ormai evidente, tentativo di "distruzione" del nostro paese e della sua economia, del suo turismo, dell'ambiente, della salute dei suoi abitanti, serve uno scatto di orgoglio patriottico:"Mandiamo a casa questa classe dirigente e sostituiamola con persone capaci, prima che sia troppo tardi. Chi si occupa di politiche turistiche, d'ora in avanti. dovrà essere preparato, qualificato e soprattutto dovrà portare risultati

Non si capisce, infatti, perchè quando la nazionale italiana di calcio, perde una partita con una squadra inferiore sulla carta, il CT venga immediatamente sostituito con un altro e non possiamo fare lo stesso con il comparto turistico che da solo, produce oltre il 10% del PIL nazionale.

1 commento:

  1. LA PRIVATIZZAZIONE DEL CIT (Compagnia Italiana Turismo Spa). Nel 1996, in seguito alla volontà del governo italiano di privatizzare le partecipazioni pubbliche, avviata nel 1990 con l'ingresso nel capitale della Tieffe, CIT vede le sue 55 agenzie nazionali cedute al gruppo Parmatour. In quest'ottica viene poi decisa la privatizzazione dell'azienda, ceduta nell'ottobre del 1997 a Progetto S.p.A. di Gianvittorio Gandolfi di Varese che rileva anche da Ferrovie dello Stato le agenzie che gestiscono la biglietteria per il governo e le istituzioni, operatore turistico in Italia ed all’estero per un totale di 32 milioni di euro (poi a seguito delle risultanze negative di bilancio al 30 giugno 1998 il prezzo viene ridotto ad euro 23 milioni). Il nuovo imprenditore tenta di rilanciare l'azienda con grandi progetti di integrazione verticale (il gruppo Progetto era infatti prima dell'acquisizione proprietario di compendi immobiliari quali i villaggi turistici e delle società : Vacanze italiane-villaggi e Siviaggi agenzie di viaggio con 30 punti vendita ) con l'impegno nei confronti delle banche creditrici da parte della società, ormai organizzatasi in gruppo, a quotarsi nell'allora Mercato ristretto il 28 novembre 2002 Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Compagnia_Italiana_Turismo - P.s. La privatizzazione degli enti pubblici, in Italia, ha fatto più danni della seconda guerra mondiale.

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