sabato 27 dicembre 2014

POSTE ITALIANE: QUANDO IL BLOCCO DELLE CARTE DI CREDITO, POSTAMAT E POSTEPAY, DIVENTA IMPOSSIBILE





Gentili amici di Poste Italiane, vorrei ricordarvi che il numero verde preposto al BLOCCO delle carte Postepay e Bancoposta non è uno scherzo. Non è un gioco ed è una cosa seria. Molto seria. Dovrebbe essere SEMPRE ED IMMEDIATAMENTE raggiungibile sia dall'Italia che dall'estero H24. Se ciò non fosse possibile ( a quanto pare) suggerisco di togliere il servizio e di farlo subito. 

Smarrire la carta di credito e riuscire a comunicare con un operatore solo dopo 6 ore di tentativi continui, tentando continuamente TUTTI i seguenti numeri : 800.00.33.22 (dall'Italia) +39 02.8244.33.33 (dall'estero) 800.90.21.22 (dall’Italia) +39.049.2100.149 (dall’estero) (..perchè la voce guida in segreteria dice...."tutti i nostri operatori sono momentaneamente impegnati - richiami più tardi" ), è un vero insulto al buon senso ed al nome "servizio pubblico". 

La ciliegina sulla torta è stata, quando, tentando di chiamare lo "+39.049.2100.149", una voce di segreteria ha risposto "Siamo momentaneamente assenti. Lasciate un messaggio"

Dopo tempi biblici, alla fine, riuscendo a parlare con una operatrice e spiegando l'accaduto, lei serafica risponde "Mi spiace. Purtroppo riceviamo molte telefonate". Cosa ? Vorreste quindi far credere che siete tempestati ogni giorno di telefonate di BLOCCO CARTA ? Ma per favore !

Mettete allora qualche operatore in più, visto che per adesso siete ancora un'azienda partecipata dallo stato e quindi PUBBLICA in quanto società per azioni a capitale posseduto al 100% dal Ministero dell'Economia ed avete quindi degli obblighi di serietà ed etica comportamentale, nei confronti dei cittadini.

Visto inoltre che con la legge 22 maggio 2010 n. 73 la vostra società è posta sotto il controllo e la vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico, il presente POST costituisce formale denuncia presso le strutture preposte di suddetto Dicastero, per eventuali controlli in merito.

Ad ogni modo, per quanto possa valere, ho provveduto a segnalare l'accaduto alle istituzioni preposte (Prefettura, Carabinieri, Questura). 

Chissà, forse, un giorno, magari lontanissimo, ritorneremo ad avere un establishment nazionale in grado di far rispettare i diritti dei cittadini e fare in modo che un reclamo/denuncia come il presente non cada nel vuoto, come purtroppo sono certo, accadrà adesso...ancora una volta.

giovedì 18 dicembre 2014

BIOLOGIA MARINA “ INTERVISTA A MARTINA RIGHETTI ”




 
BIOLOGIA MARINA
“ INTERVISTA A MARTINA RIGHETTI ”
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La figura professionale del Biologo Marino è forse la più amata ed ambita, fra le diverse specializzazioni post laurea, che un Biologo possa intraprendere. La possibilità di lavorare a contatto con il mare, spesso in contesti internazionali, è una prospettiva che attrae un numero crescente di giovani. Martina Righetti, Biologa, seppur giovanissima, sembra avere le idee molto chiare sul suo futuro professionale ed in questa intervista, ci racconta la sua storia e le sue aspettative di vita e di lavoro.



Ciao Martina. Qual è attualmente, il percorso di studi ideale, per diventare Biologi Marini ?

Ciao! Io mi sono iscritta all’Università Politecnica delle Marche, dove è possibile intraprendere un percorso di studi della durata di 3 anni in scienze biologiche per poi specializzarsi in biologia marina, grazie ad una laurea magistrale della durata di 2 anni. A mio avviso, la facoltà di Ancona è molto valida, per diventare biologi marini. Personalmente, posso dire di avere avuto l’onore di ricevere insegnamenti da professori di notevole spessore, sia nazionale che internazionale. Nel percorso di studi, oltre alle normali lezioni, sono previsti, fra l’altro, diversi laboratori pratici e seminari, che sono stati per me spunto di approfondimenti molto utili e interessanti.

Come nasce la tua passione per la Biologia Marina ? Raccontaci un po’ di te
La passione per la biologia marina mi accompagna sin da bambina. Già allora ero innamorata di delfini e balene e il mio gioco preferito, a dieci anni, era indovinare le specie di cetacei dalle fotografie. Sentivo che erano tutto il mio mondo e da lì, la passione si allargò al campo marino in generale; ora posso dire che vivo per questo e non riesco a immaginare una vita diversa e più bella. Ho avuto, inoltre, la fortuna di avere una famiglia che ha sempre appoggiato questo mio amore. A sedici anni, feci i primi volontariati per il soccorso di delfini spiaggiati e per il monitoraggio di delfine incinta in ambiente controllato. Presto arrivò il primo brevetto subacqueo e i primi viaggi per il monitoraggio di delfini in libertà. Il desiderio di iscriversi in una facoltà di biologia marina era così grande che non vedevo l’ora di finire il liceo.

A tuo parere quali sono le caratteristiche e gli “skills”, che un aspirante Biologo Marino dovrebbe avere ?
Dico sempre che per fare questo lavoro bisogna essere degli spiriti liberi, non bisogna solo avere voglia di viaggiare e di mettersi in gioco, bisogna sentirlo dentro, è un bisogno che diventa una seconda pelle. Un vero biologo marino è una persona che non riesce a stare troppo tempo nello stesso posto, ha bisogno di viaggiare e di conoscere ogni angolo di questo grande oceano meraviglioso che ci circonda…e con questo, non intendo solo posti come Maldive o Caraibi. Quando ami il mare, anche l’angolo più remoto del pianeta è fonte di curiosità e conoscenza. Un vero biologo marino deve mettere in conto che la propria vita non sarà mai routine. Bisogna avere voglia di conoscere e scoprire, sempre. Avere un grande spirito di adattabilità, avere il grande amore di vivere a contatto con la natura, il più delle volte senza i comfort che la vita di oggi ci offre. Ma il bello di questo lavoro, a mio parere, è proprio questo.


  
So che in qualità di Biologa Marina, hai già avuto un’esperienza lavorativa all’estero. Vuoi parlarcene ?
Attualmente, sto completando il mio ultimo anno di percorso magistrale, ma durante i miei anni di studio ho avuto l’opportunità di fare la mia prima, vera, esperienza lavorativa all’estero. Ho lavorato sei mesi in Mar Rosso, a Berenice, in un resort, come biologa marina turistica. Il mio compito era di tipo divulgativo, organizzavo delle uscite di snorkeling  e gite in barca per gli ospiti della struttura, spiegando ciò che si poteva incontrare, come coralli e pesci del reef; inoltre tre sere a settimana, facevo delle lezioni di biologia marina e durante il giorno, anche passeggiate naturalistiche nella vicina foresta di mangrovie. La cosa più bella che questa esperienza mi ha regalato è stata quella di trasmettere la mia passione a chi, magari, si avvicinava a questo mondo per la prima volta. Vedere lo stupore delle persone, grandi e piccini, la voglia di imparare, di capire ciò che stavano vedendo, per me era fonte di grande gioia. Senz’altro un input e una conferma che il mare sarebbe stato per sempre la mia vita, il tutto poi confermato dai giudizi positivi degli ospiti. Non c’è stato giorno in cui questo lavoro sia stato un peso. Spesso facevo più di quel che dovevo, proprio perché era semplicemente un piacere. E’ stato meraviglioso toccare con mano ciò che si studia per anni sui libri, vedere certi fenomeni della natura che prima potevi solo immaginare. Adesso sono ritornata in Italia per completare gli studi, ma appena potrò, penso proprio di fare i bagagli e ripartire. 




Secondo te quali sono le prospettive lavorative per questa professione, in Italia ? Quali le prospettive all’estero ?
In Italia, purtroppo, gli orizzonti non sono così rosei. Questo è un peccato, perché abbiamo un mare bellissimo di cui conosciamo veramente poco e le risorse che si investono per la ricerca in questo settore, sono davvero ridotte. Penso inoltre che la biologia marina, in Italia, venga vista, ancora come un campo “nuovo” e poco esplorato. La mia impressione è che all’estero sembrano aver compreso, prima di noi, che il mare è un bene prezioso per tutto il Pianeta e come tale andrebbe tutelato. Basti pensare, ad esempio, all’importante ruolo che esso ricopre nei cambiamenti climatici. Conoscerlo e preservarlo è un compito fondamentale di tutta l’umanità. In definitiva credo che le prospettive all’estero siano molte di più, sia in ambito ricerca che divulgativo.

Cosa pensi di fare una volta conseguita la laurea specialistica. 
Hai già dei progetti ?
Credo che una delle ambizioni più grandi che un biologo marino possa avere, sia quella di rimanere in ambito universitario dopo la laurea e quindi fare ricerca. Non è così facile purtroppo, soprattutto in Italia. Un mio sogno sarebbe quello di fare, magari, un master post-laurea all’estero, oppure continuare a fare qualche esperienza di tipo divulgativo, magari lavorando in un diving center. Trasmettere la mia passione è una cosa che ho scoperto, piacermi tantissimo. In futuro mi piacerebbe molto aprire un mio Ecolodge magari in Madagascar, terra che amo molto. Un posto dove possa alloggiare chi veramente voglia dedicare completamente il proprio tempo al mare e desideri trascorrere un viaggio all’insegna della scoperta e del rispetto per la natura. Sono convinta che il rispetto per il nostro mondo nasca proprio dalla conoscenza, e il dovere principale di noi biologi in quanto scienziati è quello di informare, divulgare e far conoscere.
 

L’Olio d’Oliva: "Il nostro oro liquido" - Lungo le millenarie rotte percorse dal prezioso alimento; dall’antica Siria dove pare fosse coltivato e prodotto già 8000 anni fa, fino ai giorni nostri





L’Olio d’Oliva: "Il nostro oro liquido"

Lungo le millenarie rotte percorse dal prezioso alimento; dall’antica Siria dove pare fosse coltivato e prodotto già 8000 anni fa, fino ai giorni nostri



La coltivazione dell’olivo, sembra avere radici antichissime. Resti fossili di una pianta considerata dagli esperti, fra le progenitrici dell’attuale pianta d’olivo, sono stati ritrovati nei pressi di Livorno e datati venti milioni di anni fa. Gli atleti dell’antica Grecia, usavano ungersi il corpo prima delle competizioni, e il suo mistico bagliore, ha illuminato per secoli la storia. Secondo un’antica leggenda, quando Crecrope, il primo leggendario Re d’Atene, figlio della madre terra, fondò Atene, molti Dei se ne contesero la sovranità.  Zeus, allora, per risolvere la disputa, stabilì che la sovranità di Atene sarebbe andata a colui che avesse offerto il dono più utile all’umanità. Gli Dei fecero a gara a chi offriva il dono più prezioso o più importante. Poseidone, batté il suo poderoso tridente sul mare, da cui ne uscì un bellissimo cavallo, che offrì a Zeus. Atena, invece, portò in dono una pianta d’Ulivo; un albero dai cui frutti, gli umani avrebbero ricavato un nettare che sarebbe diventato uno degli alimenti più importanti per l’alimentazione e l’economia dell’intera umanità. Zeus, colpito dal dono di Atena, la nominò protettrice di Atene. Un’altra leggenda narra che, il primo uomo creato da Dio, Adamo, quando morì, fu seppellito sul monte Tabor. Sulla sua tomba, nacque un albero d’ulivo, pare da un seme che Adamo aveva portato con sé dal paradiso terrestre. Come non dimenticare inoltre, le citazioni bibliche: la colomba che porta a Noè un ramoscello d’ulivo stretto nel becco ad annunciare la fine del diluvio universale o l’episodio di Gesù sul Monte degli Ulivi, narrato nel Vangelo secondo Matteo e rappresentato su tela, in uno splendido dipinto del Caravaggio, intitolato appunto: ”Cristo sul Monte degli Ulivi”. Poche piante, insomma, hanno attraversato la storia, da protagonista, come l’ulivo. Ippocrate ad esempio raccomandava ai suoi pazienti, l’olio in caso di ulcere, oppure Plinio, che scrive in uno dei suoi manoscritti: ” Ci sono due liquidi che fanno molto bene al corpo umano: il vino per uso interno e l'olio per uso esterno". Oggi, in realtà sappiamo che l’Olio d’Oliva, così ricco in grassi monoinsaturi e con un elevato potere anti-ossidante, ha anche una forte attività nella prevenzione dei disturbi cardio-vascolari legati ad alcuni processi ostruttivi delle arterie. Fra storia e medicina, fra passato e presente, l’olio d’oliva ancora oggi, in piena alba del terzo millennio, mantiene intatta la sua carica di misticismo. Le sue, indubbie e molteplici proprietà salutari, lo rendono un protagonista del nostro tempo passato e presente. Non resta quindi che augurarci che anche in futuro “l’oro liquido”, come lo chiamava Omero, continui a identificare quel modo di alimentarsi e forse anche di vivere, che chiamiamo “dieta mediterranea” e che forse, ahimè, stiamo un po’ dimenticando.