RIFORMARE IL SISTEMA DELLE
PENSIONI IN UN'OTTICA PIU' EQUA E SOLIDALE AL FINE DI RICAVARE RISORSE DA
DESTINARE A PROGETTI DI “WELFARE STATE”
Recentemente su BIO SFERE,
abbiamo parlato dell’ENPAB, l’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza a
favore dei Biologi. A tal proposito fu precisato che l’ENPAB è una “Fondazione
di diritto privato costituita ai sensi del Decreto Legislativo n. 103/1996 e
dal 1° gennaio del 1996 si occupa degli aspetti previdenziali dei Biologi
iscritti all’ONB”.
Merita ricordare inoltre che “gli enti previdenziali (o enti pubblici previdenziali),
nell'ordinamento giuridico italiano, sono le istituzioni previste ai sensi
dell'art. 38 della Costituzione che gestiscono la previdenza e l'assistenza
previste dall'AGO Assicurazione Generale Obbligatoria. Tali enti pubblici
gestiscono quella che è comunemente detta previdenza
di primo pilastro, distinta dalla previdenza complementare, detta anche
"previdenza di secondo pilastro, che si attua invece su base
volontaria.
La partecipazione agli enti previdenziali è obbligatoria per legge. Le attività sono
finanziate con il prelievo fiscale contributivo diretto e indiretto”. Agli Enti di diritto pubblico, appartengono
invece l’Istituto nazionale di previdenza sociale INPS e l’Istituto Nazionale per
l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro INAIL. Al secondo pilastro
della previdenza, secondo quanto riportato dalla
Banca d’Italia, appartengono i : ” Fondi
pensione (aperti o
chiusi) istituti da banche,
assicurazioni, Società di Gestione del Risparmio (SGR) e Società di
Intermediazione Mobiliare (SIM). Ai fondi aperti può
iscriversi chiunque. Ai fondi chiusi, invece, possono
iscriversi solo i lavoratori che appartengono a un determinato gruppo
(dipendenti di un’azienda o di un gruppo di aziende; lavoratori appartenenti a
una categoria, a un comparto o a un raggruppamento territoriale). Sono detti negoziali
i fondi costituiti sulla base di un accordo tra datore di lavoro e sindacati o
associazioni di categoria (contratti collettivi nazionali, accordi o
regolamenti aziendali, accordi fra lavoratori autonomi o liberi
professionisti); regionali quelli costituiti con legge
regionale, ai quali possono aderire solo coloro che risiedono o lavorano nella
Regione”.
Fatta questa doverosa premessa e tralasciando la previdenza di
secondo pilastro, peraltro non obbligatoria per legge; cosa si potrebbe
proporre, in un contesto economico sofferente, come quello italiano, al fine di
garantire una maggiore equità sociale e un riassetto del contesto pensionistico
previdenziale di primo pilastro, che possa guardare con maggiore serenità al
futuro ?
Il senso più alto
di una società civile è quello di distribuire equamente i compiti fra i propri
membri e tutelare i suoi soggetti più deboli. Avere svolto, in età lavorativa,
un mestiere usurante come il minatore piuttosto che un impegno
"nobile" come quello del Senatore, non può essere considerato una
discriminante nell'erogazione della pensione in età post-lavorativa. Entrambi i
lavoratori, infatti, sono stati utili e necessari alla società. Il fatto che
uno abbia avuto la "fortuna" o il "destino" di svolgere un
mestiere o una professione, piuttosto che un'altra, non può, per uno stato equo,
essere considerato diverso. Entrambi i pensionati avranno diritto a una vecchiaia
serena e di riposo, con una pensione adeguata che garantisca un percorso al
tramonto dignitoso. Non ritengo giusto pensare a un ritorno al "Sistema
Retributivo" specie nel considerare gli ultimi anni di stipendio, come
quelli determinanti ai fini del calcolo pensionistico, così come ritengo
profondamente ingiusto l'attuale sistema contributivo. Bisogna a mio giudizio,
liberarsi dagli schemi mentali preconcetti e ragionare in termini di giustizia
ed equità sociale, riformulando con spirito innovativo l'intero schema
pensionistico.
Se in vita
lavorativa, sei stato un alto Dirigente e hai guadagnato diversi milioni d'euro
l'anno, non puoi, in vecchiaia, pretendere che lo stato ti eroghi una pensione
proporzionale ai tuoi guadagni. Potrai invece, nel corso dell’età lavorativa
stessa, rivolgerti a una delle tante strutture previdenziali di secondo
pilastro e approntarti un piano pensione privato.
Lo Stato ha il
dovere di tutelare, piuttosto il minatore, che non solo, ha svolto un mestiere
usurante e debilitante, ma, con l'attuale sistema pensionistico, si vede
costretto a percepire pure una pensione irrisoria.
Le pensioni erogate
dallo stato (tutte), dovrebbero
avere un range di fluttuazione, diciamo fra una pensione minima di 1000 e una pensione massima di 3000 euro/mese,
considerato l'attuale costo della vita.
Ovvio che
andrebbero di volta in volta adeguate alle condizioni economiche del paese.
L'importo da versare ai fini pensionistici per ciascun lavoratore dovrà essere
valutato attentamente in fase di dibattito sulla proposta di legge. La base da
cui partire, però, potrebbe e forse dovrebbe essere questa.
Le risorse ricavate
dal “riallineamento delle pensioni
extra-range”, potrebbero essere impiegate al fine di garantire un welfare state, più efficiente e più
europeo, a partire dal mantenimento di un SSN di tipo universalistico aderente
ai principi sanciti dall’art. 32 della nostra costituzione.
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