domenica 25 gennaio 2015

GLI ITALIANI, GLI AUTOINSULTI E L'IGNAVIA





In Italia sembra esserci un'attitudine diffusa:" Quella d'insultare il popolo italiano a causa della sua presunta ignavia".

Succede, ad esempio,  che il governo aumenti le accise sul carburante ? Il popolo non reagisce a tale "ingiustizia" ? Bene! Milioni d'italiani, la maggioranza, si scatenano sui social network, "auto-insultandosi e auto-definendosi, un popolo di "m..da" incapace di reagire e bravo solo a subire.

L'Establishment nazionale ed internazionale, proclama un nuovo governo, che sia Monti, Letta o Renzi, senza passare dal suffragio popolare ? La colpa è naturalmente del popolo italiano e della sua ignavia.  

Ignavi, d'altra parte, è il termine attribuito alla categoria dei peccatori incontrati da Dante nell'Antinferno, durante la narrazione fantastica del suo viaggio nel regno dell'oltretomba all'interno della Divina Commedia. Essi sono aspramente descritti nel Canto III dell'Inferno.
Questi dannati sono coloro che durante la loro vita non hanno mai agito né nel bene né nel male, senza mai osare avere una idea propria, ma limitandosi ad adeguarsi sempre a quella del più forte; tra essi sono inseriti anche gli Angeli che non si schierarono nella battaglia che Lucifero perse contro Dio. Dante li inserisce qui perché li giudica indegni di meritare sia le gioie del Paradiso, sia le pene dell'Inferno, a causa proprio del loro non essersi schierati né a favore del bene, né a favore del male. Sono costretti a girare nudi per l'eternità inseguendo una insegna – che corre velocissima e gira su se stessa – punti e feriti da vespe e mosconi. Il loro sangue, mescolato alle loro lacrime, viene succhiato da fastidiosi vermi. Dante definisce queste anime come quelle di peccatori "che mai non fur vivi". Il disprezzo del poeta verso questa categoria di peccatori è massimo e completo.

Tanto accanimento si spiega, dal punto di vista teologico, perché la scelta fra Bene e Male, deve obbligatoriamente essere fatta. Dal punto di vista sociale, inoltre, nel Medioevo lo schieramento politico e la vita attiva all'interno del Comune erano quasi sempre considerate tappe fondamentali ed inevitabili nella vita di un cittadino. Se l'uomo è un essere sociale, chi si sottrae ai suoi doveri verso la società non è degno, secondo la riflessione dantesca, di alcuna considerazione.

Fermo restando il fatto che sono pienamente d'accordo con Dante, il punto è: " Davvero le cose stanno così ?". Davvero un popolo, la massa costituita da milioni d'individui è in grado di decidere da sola e di reagire in tempi rapidi ad una vessazione o scorrettezza che dir si voglia ? Non credo.

I popoli non hanno colpa delle malefatte della politica ed i politici questo lo sanno bene, come lo sanno bene i giornalisti e gli psicologi. Basterebbe studiarsi o per lo meno approfondire gli innumerevoli trattati sulla "psicologia delle masse", per capirlo. In realtà, il popolo italiano è stato "volutamente" condotto in questa stato d'inerzia, d'ignavia, grazie ad una attenta manipolazione mediatica, politica, fiscale e di "paura" e adesso reagisce come reagirebbe qualunque altra "folla" sottoposta per decenni agli stessi input. 

Le masse reagiscono agli input generici esterni, sempre allo stesso modo e questo indipendentemente dalla nazione di appartenenza. La ragione risiede nel fatto che nella folla l'eterogeneità tende ad annullarsi in favore di un omogeneità spinta. Come scrive Gustave Le Bon nel suo testo "La Psicologia delle folle" pubblicato per la prima volta nel 1985:" La folla si definisce “psicologica”, ovvero, non è un insieme casuale di persone, ma un’assemblea di individui presenti in un determinato luogo per un obiettivo comune". 

"L’individuo inserito in una folla organizzata perde la personalità cosciente, i sentimenti e le idee si orientano lungo una sola direzione, formando così una sorta di anima collettiva. L’anima della folla è formata da un substrato inconscio che accomuna tutti gli individui di una stessa razza o cultura, ma nell’anima collettiva le attitudini intellettuali (le loro individualità) si annullano. L’eterogeneo si dissolve nell’omogeneo e i caratteri inconsci predominano. In questo modo ogni individuo, anche i più colti, all’interno del gruppo reagiscono per istinto. L’individuo in massa acquista, per il solo fatto del numero, un sentimento di potenza invincibile. Ciò gli permette di cedere a istinti che, se fosse rimasto solo, avrebbe necessariamente tenuto a freno. Inoltre essendo la folla “anonima” scompare anche il senso di responsabilità (pensate ai ragazzi e al “branco”, quando succedono certe tragiche vicende, spesso sentiamo dire “sembravano bravi ragazzi”, ovviamente inteso come presi singolarmente)".

"Le Bon sottolinea che in una folla predomina la mediocrità, non l’intelletto. Infatti dice « Nelle folle, l’imbecille, l’ignorante e l’invidioso sono liberati dal sentimento della loro nullità e impotenza, che è sostituita dalla nozione di una forza brutale, passeggera, ma immensa. […] Per il solo fatto di far parte di una folla, l’uomo discende di parecchi gradi la scala della civiltà. Isolato, sarebbe forse un individuo colto, nella folla è un istintivo, per conseguenza un barbaro.» L’assenza dell’aspetto cosciente priva le folle di capacità critica, spingendole ad accettare giudizi imposti e mai contestati. Infatti all’interno di un folto gruppo di persone, se un individuo colto o attento può maturare nel suo conscio un atteggiamento critico nei confronti dell’evento cui sta assistendo, baderà bene a tenerselo per se e a reprimerlo, poiché la maggioranza dei presenti non si muove controcorrente come suggerirebbe la sua logica. Così ad esempio ad una probabile obiezione verso l’oratore di un comizio, l’individuo tace, tutti tacciono, e non essendo stato obiettato nulla all’oratore, ciò che ha detto acquisisce maggior peso di verità. Un altro esempio è l’assegnazione di un rigore da parte di un arbitro. In taluna fazione di tifosi, se la massa si esprime negativamente, l’individuo che ha accolto positivamente l’intervento dell’arbitro tace, e reprime dentro di se quella critica dando maggior valore al giudizio della folla di cui fa parte. Approfondendo questo capitolo si giunge al segreto per dominare le masse che molti lettori di Le Bon seppero sfruttare: la suggestionabilità delle folle".


"Sempre grazie alla suggestionabilità, qualcuno può evocare delle immagini e convincere i presenti delle sue argomentazioni. Un esempio eclatante Le Bon lo rileva in un avvenimento accaduto nella sua epoca: la fregata Belle-Poule perlustrava il mare per ritrovare la corvetta Berceau da cui un violento uragano l’aveva separata. Si era in piena luce e in pieno sole. A un tratto la vedetta segnala una imbarcazione disattrezzata. L’equipaggio dirige i suoi sguardi verso il punto indicato, e tutti, ufficiali e marinai, scorgono nettamente una zattera carica di uomini, sulle quali si agitano segnali che invocano aiuto. L’ammiraglio Desfossé fece armare una imbarcazione per correre in aiuto dei naufraghi. Avvicinandosi, marinai e ufficiali vedevano «masse di uomini agitarsi, tendere le mani e udivano il sordo e confuso brusio di un gran numero di voci.» Giunti vicino al preteso battello, si trovarono in faccia a qualche ramo d’albero coperto di foglie, strappato alla costa vicina. Dinanzi a una così tangibile evidenza, l’allucinazione svanì".

"Questo esempio svela assai chiaramente il meccanismo dell’allucinazione collettiva, come noi lo abbiamo spiegato. Da una parte una folla in in stato d’attesa; dall’altra la suggestione operata dalla vedetta che segnala un bastimento disattrezzato, suggestione accettata per contagio, da tutti i presenti, ufficiali e marinai. Potremo spiegare in questo modo anche altri avvenimenti, come visioni mistico religiose, una su tutte la “danza del Sole” a Fatima nel 1913 o apparizioni UFO celate dietro semplici giochi di luci o fenomeni atmosferici quali i fulmini globulari".

"All’interno di un gruppo la volontà personale si annulla, le persone tendono a ricercare d’istinto l’autorità di un capo, di un trascinatore (Le Bon indica tra l’altro che le popolazioni latine sono maggiormente inclini alla ricerca di un’autorità superiore rispetto alle popolazioni anglosassoni). E la teoria per cui è sempre più considerata una bugia rassicurante piuttosto che una verità scomoda, nella folla assume un valore ancora più estremo: esse accettano oppure respingono in blocco le opinioni o le idee che vengono proposte, considerandole verità assolute oppure errori imperdonabili. «Le folle non hanno mai avuto sete di verità. Dinanzi alle evidenze che a loro dispiacciono, si voltano da un’altra parte, preferendo deificare l’errore, se questo le seduce. Chi sa illuderle, può facilmente diventare loro padrone, chi tenta di disilluderle è sempre loro vittima.»".

"Il testo di Gustave Le Bon è un cardine nella storia sia della psicologia, che dell’evoluzione del pensiero politico. Infatti se il primo è scontato, il secondo è la conseguenza dell’analisi che evidenzia l’inadeguatezza delle masse popolari alle scelte politiche, siano esse formate da contadini che da uomini illustri. Secondo l’autore infatti, trattando temi di natura generale le decisioni prese da un gruppo di idioti non sarebbero di molto inferiori a quelle di un gruppo di intellettuali. Distingue però le assemblee parlamentari, poiché i testi di legge sono letti e quindi logicamente criticati anche individualmente dai deputati, e dietro le loro scelte ci sono anche interessi che le condizionano. Il succo comunque è il grado di influenzabilità e manipolazione della massa che mette in discussione tutta la logica liberale su cui si basa la democrazia, ragion per cui all’interno del movimento di massa più grande dell’epoca, il Socialismo, nascono delle correnti critiche del ruolo della popolazione all’interno di un sistema politico, dando vita a movimenti quali il Fascismo italiano.
Se la capacità critica della moltitudine venne messa in dubbio oltre un secolo fa, provate oggi ad immaginare, con i mezzi di comunicazione esistenti, quanto un gruppo di potere può influenzare la volontà popolare che è totalmente ignara ed inconsapevole di qualsiasi nozione basilare di psicologia".

Le masse i popoli, sono quindi, oggi, facilmente manipolati, guidati ed indirizzati nelle loro scelte così come nelle loro "non scelte". Anche se, come ben sappiamo, il "non scegliere" equivale comunque ad una scelta, così come il "non reagire di fronte ad una vessazione è anch'essa una scelta.

In realtà una reazione diversa si potrebbe avere o con la nascita di un "vero leader" in grado di trascinare le folle verso un vero cambiamento e che sia, fra le altre cose, in grado innanzitutto di superare gli innumerevoli filtri ed ostacoli predisposti, da sempre, per la raggiunta dei vertici politici ed istituzionali di una nazione, oppure con l'evoluzione delle coscienze individuali.  

( Il processo d'evoluzione delle coscienze che l'umanità sta vivendo da un po' di anni a questa parte, ovvero da quando internet si è diffuso capillarmente fra la popolazione di tutto il mondo, ha coinciso con l'incremento esponenziale dell'informazione condivisa. I due fenomeni sono, di fatto, correlati e direttamente proporzionali. A qualcuno, evidentememte, questa cosa da fastidio e non poco. Cercheranno di arginare, di limitare, di censurare ma sarà, a mio parere, tutto inutile. L'evoluzione delle coscienze sarà fermata solo bloccando la diffusione dell'informazione e della conoscenza di massa e quindi con il ri-azzeramento dei traguardi tecnologici raggiunti. Una terza guerra mondiale che riporti l'uomo allo stadio primordiale privo di conoscenza, appare come l'unico evento probabile per ristabilire antiche gerarchie basate su "chi sa e chi non sa". L'eterno Adamo è dunque il destino dell'uomo su questa terra ? Forse. Per adesso godiamo di questo momento ).

Solo così si può davvero sperare che un popolo, un qualunque popolo e non solo quello italiano, rompa gli schemi predisposti e reagisca in maniera diversa e compatta a molte delle ingiustizie e vessazioni che lo affliggono.

Fonti: 
https://azioneprometeo.wordpress.com/2014/05/02/psicologia-delle-folle-linsegnamento-di-le-bon/
 

lunedì 5 gennaio 2015

TRENITALIA:" QUANDO IL RITARDO SEMBRA ESSERE NORMALITA' E LA PUNTUALITA' ANOMALIA "



Avevo tempo, inoltre quell'intercity costava circa la metà del freccia rossa. Certo, la coincidenza era alle h. 14,30 e l'intercity prevedeva di arrivare alle h. 14,21. Solo 9 minuti di scarto. Decisi di correre il "rischio". In fin dei conti, 9 minuti, sono un tempo biblico per le ferrovie tedesche, francesi, olandesi o inglesi. Non avevo fatto i conti sul fatto che mi accingevo a prendere un treno italiano. Così, pur avendo avvisato (in tono scherzoso) il capotreno delle mie necessità di arrivare in orario, il treno IC 727 partito da Roma puntuale alle h. 11,26 giungeva a Salerno alle h. 14,56 con ben 30 minuti di ritardo. Coincidenza persa ed attesa obbligata fino al giorno successivo, con tutti i disagi economici e morali correlati. Furioso mi dirigo all'ufficio locale di Trenitalia. Mostro il biglietto all'impiegato che scuotendo il capo, mi dice che non può farci nulla in quanto il tempo minimo di ritardo per avere diritto al rimborso del biglietto è di 60 minuti. L'unica cosa che può fare è quella di darmi un modulo di reclamo. Era la terza volta che mi capitava in un anno. Tre ritardi su su sei treni presi in Italia. Ringrazio l'impiegato dell'offerta del modulo di reclamo e me ne vado. Prima di attraversare la porta di uscita, però, mi volto e dico:" Forse c'è una cosa che potrebbe fare per me. Dica all'AD di Trenitalia di togliere l'orario di arrivo dei treni intercity !". L'orario dei treni sarà random. Almeno uno non si fa inutili illusioni.

domenica 4 gennaio 2015

ROMA :" LA TASSA DI SOGGIORNO E' UN SALASSO "



Recentemente sono stato a Roma. Indubbiamente una bellissima città che merita di essere visitata e vissuta. Clima gradevole, monumenti e chiese ovunque, buon cibo e gente simpatica. Peccato per la sorpresina riservataci al momento del pagamento in Hotel. Fra le voci di spesa presenti sul conto finale, figuravano infatti, ben 36 euro in più, corrispondenti all'equivamente di 6 euro a testa a notte, per tre notti, due persone. A domanda, sulle ragioni di quel sovrapprezzo, il concierge, serafico, rispondeva che trattavasi della ormai famosa, quanto criticata, "Tassa di soggiorno". 

Entrata in vigore dal 1° settembre 2014 a seguito di Delibera dell'Assemblea Capitolina n. 44 del 24/07/2014, suddetto balzello, prevede cinque scaglioni d'imposta, corrispondenti alle relative stelle delle strutture ricettive.


Si va quindi dai 3 euro, applicati ai pernottamenti turistici negli alberghi a 1 o 2 stelle, fino ad arrivare ai 7 euro degli alberghi a 5 stelle. Una enormità, considerato soprattutto il fatto, che Roma Capitale, già beneficia di "Fondi Speciali" legati ad eventi e che l'imposizione fiscale sulle imprese italiane Pmi, ha raggiunto e superato il 68% .
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-07-05/pressione-fiscale-imprese-minori-230913.shtml?uuid=AbYi1kBI. 
Il contributo di soggiorno o "Tassa di soggiorno" è applicato a tutti indistintamente ad eccezione dei residenti romani, quindi, paradossalmente, anche ai turisti provenienti da Formia o da Latina. Non meravigliamoci, quindi,  se continuiamo a perdere posizioni nel ranking internazionale delle destinazioni turistiche. Una politica più attenta alle esigenze del visitatore e del suo portafogli è presupposto indispensabile per ritornare ad essere competitivi ed attrattivi da un punto di vista turistico. "Pliz visit Italy but pliz visit auar cauntri - Rutelli docet".