Come spesso accade in Italia, si è dato "fiato alle trombe" senza attivare preventivamente il processore di controllo sul contenuto dei suoni emessi.
Così sono moltissimi, quelli che hanno cominciato ad addossare alla Germania, la responsabilità dell'attuale crisi economica Greca. Lo stesso Massimo D'Alema, nel corso di una recente intervista, ha lucidamente spiegato, come il sistema di aiuti, innestato dalla comunità europea a favore del popolo ellenico, finisca per ritornare, attraverso un meccanismo contorto che coinvolge le banche, nell'acquisto di titoli di stato greci che attualmente pagano circa il 15% d'interesse, alla stessa Germania, con la conseguenza di arricchire ulteriormente chi è già ricco e d'impoverire il popolo greco. Un meccanismo che, in parte, almeno per adesso, coinvolge anche il nostro paese. Peccato che fra coloro che decretarono e promulgarono
fortemente l'adesione dell'Italia alla moneta unica, vi era proprio il
Massimino nazionale. Questa sua lucida analisi, peraltro condivisibile,
avrebbe potuto farla allora,
schierandosi apertamente e fortemente contro l'adozione dell'euro. Nel
2007 inoltre, sempre lui dopo aver cancellato la separazione tra banche
di investimento da quelle di mero deposito, firma assieme a Prodi il
trattato di Lisbona. Come sempre, "tutti savi" con il senno di poi. Senza dimenticare che 'Italia dopo il Portogallo e la Grecia è quella che, al momento, paga di più, fra i
membri UE, in termini d'interessi sui titoli di stato.
A queste accuse più o meno velate, se ne aggiungono altre provenienti da coloro che vanno a rivangare il passato tirando fuori l'annosa storia del "debito di guerra tedesco" nei confronti della Grecia. Debito pari a 332 miliardi di euro e mai saldato, per una serie di trattati ed accordi di diritto internazionale. Ecco quindi che la Germania, diventa l'unica responsabile della crisi greca e prima di chiedere sacrifici economici ai greci, dovrebbe pensare ad onorare i suoi debiti di guerra.
La cosa che più sconcerta, inoltre, è la convinzione diffusa a livello nazionale, che nel corso della grande guerra in Grecia, i tedeschi furono i "cattivi" mentre noi italiani fummo "i buoni".
Non fu così!
Gli
italiani del Duce, partirono dall'Albania, già occupata dal '39, per
"spezzare le reni alla Grecia" nell'Ottobre 1940 e l'operazione si
concluse solo nell'aprile 1941, con l'intervento tedesco. Ad operazioni
finite l'italia ottenne il controllo dell'80%
del territorio greco, che controllò fino al famoso 8 settembre 1943. In
mezzo una caterva di crimini commessi dal Regio esercito italiano a
danno dei Greci, come sempre accade in una guerra, come l'eccidio di
Domenikon in Tessaglia o il bombardamento a tappeto dei civili, con
l'ordine di Mussolini, di radere al suolo tutte le città al di sopra dei
10.000 abitanti. Poi ci furono gli "stupri di massa sulle donne greche
da parte dei militari italiani". A tal proposito, lo stesso comando
tedesco in Macedonia arrivò a protestare con gli italiani per il
ripetersi delle violenze contro i civili. Il capo della polizia di
Elassona, Nikolaos Bavaris, scrisse una lettera di denuncia ai comandi
italiani e alla Croce rossa internazionale: «Vi vantate di essere il
Paese più civile d'Europa, ma crimini come questi sono commessi solo da
barbari»; fu internato, torturato, deportato in Italia. Migliaia di
donne prese per fame vennero reclutate in bordelli per soddisfare
soldati e ufficiali italiani. Nel 1946 il ministero greco della
Previdenza sociale, nel censire i danni di guerra, calcolò che 400
villaggi avevano subito distruzioni parziali o totali: 200 di questi
causati da unità italiane e tedesche, 200 dai soli italiani. La
differenza fra noi e i tedeschi che noi non abbiamo avuto neanche un
processo simile a quello di Norimberga, ma tutto fu insabbiato, con il
risultato di far credere al volgo, che noi "siamo stati i buoni" in
guerra. TUTTE le guerre sono atroci e piene di crimini.
Dubito molto che
i greci possano chiedere i danni ai tedeschi senza tirare in ballo
anche gli italiani, ma si sa, ormai siamo abituati a frasi e cose senza
senso.
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