giovedì 22 ottobre 2020

" TOM IL CANGURO "

  

In una vasta riserva naturale australiana, fra Betoota e il Munga Thirri National Park, viveva Tom il canguro. Tom amava nutrirsi di frutta e di un particolare tipo di erbetta verde che cresceva abbondante nei pressi della cittadina di Birdsville. Un giorno assolato di estate, sebbene facesse freddo - perché in Australia le stagioni sono invertite rispetto alle nostre - Tom se ne stava tranquillo pascolando nei campi riscaldati dal sole. Proprio nel mentre era intento a mangiare qua e la i suoi ciuffetti verdi prelibati, il canguro si accorse che si era spinto fino ai margini della Birdsville Track, una strada abbastanza trafficata che porta fino a Marree sulla Outback Highway e forse molto oltre. Non fece in tempo a voltarsi per ritornare sui suoi passi, che in lontananza udì il rombo di un motore avvicinarsi. Il marsupiale, non credeva ai suoi occhi: un camion carico della sua erbetta preferita, stava percorrendo la strada in direzione sud. 

Tom che era molto coraggioso, non ci pensò due volte e con un balzo - come solo i canguri sanno fare - senza che il conducente lo notasse, si ritrovò sprofondato nell’erba fino alle orecchie, nel cassone del camion. Qui, felice come un cucciolo, iniziò a mangiare a più non posso. Mangiava, mangiava, mentre il camion macinava chilometri. Quando ebbe la pancia piena come un otre ed il sole stava tramontando all’orizzonte, con un balzo saltò giù dal camion, che proseguì la sua corsa sbuffando un denso fumo nero dalla marmitta. Era troppo sazio per occuparsi del luogo dove si trovava, decise quindi di trascorrere la notte ai piedi di un grande cactus. Trascorse la notte, dormendo come un ghiro. 

Quando la mattina successiva si svegliò, tutto era ricoperto di bianco. Tom non aveva mai visto niente del genere. Sapeva che nelle fredde giornate dell’estate australiana, qualche volta nevicava nel deserto di Simpson, però la neve non l’aveva mai vista. D’altra parte aveva solo cinque anni di età e nell’ultimo lustro, non aveva mai nevicato a Birdsville. Le sue buffe zampe affondavano nella neve fredda e soffice. Era una sensazione piacevole. Cominciava però a fare freddo. Bisognava ritornare subito a Birdsville. Peccato che tutto fosse nascosto sotto la coltre di neve e per quanto Tom si sforzasse, sia con gli occhi che con il suo proverbiale olfatto, non riusciva a ritornare sulla Birdsville Track. Stanco e affranto si accasciò al suolo. “Morirò qui”, pensò il canguro. 

Il cactus che aveva visto tutto, lo chiamò:” Ehi canguro! Perché non monti sul mio tronco ? Io abbasserò le spine affinché tu non ti punga, così dalla cima dei miei rami, tu potrai vedere la strada che ti riporterà a casa”. Tom non se lo fece ripetere due volte e con un balzo montò sul cactus. Da quei tre metri di altezza, oltre le dune ricoperte di neve, notò la strada che lo avrebbe riportato a casa. Felice iniziò a correre in direzione della Birdsville Track. Mentre era a metà strada, Tom si voltò e disse:” Ehi grazie cactus per avermi aiutato. Nel ringraziarti vorrei chiederti – Perché lo hai fatto ?”. Il cactus si fece una “grassa” risata e rispose:” Sai da quanto tempo sono qui ? Da oltre cento anni. Quello che ho capito in questo mondo è che siamo tutt’uno. Tutto è unito, io tu, il sole, la terra, e quindi io aiutando te, in un modo o nell’altro ho aiutato anche me!”. 

Tom sorrise di rimando, lo ringraziò e corse verso la Birdsville Track da dove, in breve tempo, fece ritorno a casa. Da quel giorno però, non dimenticò mai più quell’avventura e neppure l’insegnamento del vecchio cactus: ” Tutto è uno; tutto, in questo mondo, è unito. Aiutare gli altri per aiutare anche se stessi !”.

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