Il sindaco di Somma Vesuviana
è stato aggredito in strada e ferito ad un braccio con un coltello da un
italiano disperato. L’aggressore, un uomo di 59 anni, ex operaio, da alcuni
mesi viveva in un’auto a poca distanza dalla casa comunale. Da tempo rivendicava
un alloggio e un posto di lavoro e non sarebbe nuovo a episodi eclatanti di
protesta. Oggi, dopo l'ennesima richiesta di aiuto, si è scagliato armato di
coltello contro il primo cittadino. Dopo averlo ferito al collo e al braccio è
fuggito. Rintracciato
dai Carabinieri è stato arrestato per "tentato omicidio".
Cosa dire in questi casi ?
Intanto da un superficiale overlook giuridico, potremmo evidenziare che
per l'omicidio tentato, vale la norma generale relativa ai delitti tentati, ovvero l'art.
56 del codice penale, che prevede che "il colpevole di delitto tentato sia
punito: con la reclusione non inferiore a dodici anni, se la pena stabilita è
l'ergastolo; e, negli altri casi con la pena stabilita per il delitto,
diminuita da un terzo a due terzi". Insomma, "se tutto va bene", il
disperato italiano dovrebbe aver risolto il problema abitativo e del vitto, per
un bel po' di anni.
Certo è assurdo pensare che in
una società civile, democratica ed avanzata, dove si ospitano con nonchalance,
immigrati
in agriturismi, un cittadino italiano
disoccupato ed in difficoltà, debba arrivare a tanto, per vedersi riconosciuti
i diritti di base sanciti, fra l'altro dalla Costituzione Italiana.
Non dimentichiamoci, infatti,
che nella fattispecie è lo "Stato" nella persona del Sindaco, al quale comunque va tutta la nostra solidarietà ed augurio di pronta guarigione, ad essere il garante della sicurezza sociale della cittadinanza.
Purtroppo viviamo tempi bui, permeati d'ingiustizie ed interessi nascosti. Peccato siano in molti a non capire e a non vedere:"Mala tempora currunt sed peiora parantur"
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