domenica 2 giugno 2019

" IL GRANDE SACRIFICIO "



Sull'altare delle privatizzazioni furono sacrificati, dalle "quinte colonne collaborazioniste nazionali", i diritti dei cittadini italiani e quasi tutti gli assets pubblici industriali, in onore e favore delle multinazionali......ma non solo.......
 
....Sull’altare dell’integrazione europea furono sacrificati l’economica mista ed i partiti che affondavano le radici agli albori del ‘900: privatizzazioni, deindustrializzazione, neoliberismo e sistemi maggioritari sempre più spinti, sono stati questi i tratti salienti della Seconda Repubblica. 

Le privatizzazioni, in particolare, non si arrestarono nel corso della seconda repubblica ma continuarono in seguito, conservando un ruolo di primaria importanza anche nella finanziaria della terza repubblica, https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-10-05/privatizzazioni-governo-stima-incassi-10-miliardi-2019-2020-115359.shtml?uuid=AESlMwHG

In realtà l'Italia non è mai stata una vera democrazia. L'impalcatura democratica eretta sulle ceneri del fascismo e della monarchia, ha solo occultato il vero potere atlantico uscito vincitore dall'ultimo conflitto bellico mondiale, ma non lo ha mai sostituito del tutto.

Le pseudo-democrazie, implementate in Italia così come in tutti i paesi sottoposti al giogo del "Leviatano atlantico", hanno sempre seguito, in realtà, il protocollo standard per cui è meglio tenere in vita le pecore e periodicamente mungerle e tosarle ottenendo abbondante latte e lana, piuttosto che ucciderle per ottenere solo carne per un periodo limitato. Così accade che ogni istituzione pubblica ancora passabilmente funzionante, in Italia, viene presa e portata al fallimento, di modo da indurre l'opinione pubblica che "privato è meglio che pubblico". Le aziende dei paesi vincitori e le multinazionali,  puntualmente passano al banco per la riscossione.

L'opera di spoliazione dell'Italia, ad ogni modo,  non ha riguardato solo il settore pubblico, bensì anche quello privato. Il fatto che sia stata la Francia ad acquisire la maggior parte del nostro comparto alimentare nazionale, la fusione recente fra Renault e Fiat/Fca, la dice lunga sul destino post-bellico della grande e media industria italiana.

Volendo avanzare una ipotesi, il senso strategico dei paesi vincitori (Francia inclusa) è stato quello di dire:" Lasciamo che gli italiani si massacrino di lavoro, creino, producano e facciano crescere le loro aziende, in seguito tramite le nostre quinte colonne, creeremo le condizioni di difficoltà tali a far si che gli industriali siano costretti a svendere. A quel punto, noi compreremo al minor prezzo. Successivamente ricreeremo le condizioni ottimali per una nuova crescita e di nuovo mungitura e tosatura per un loop, destinato a ripetersi all'infinito.". Una tattica questa assai più vantaggiosa dell'annessione. Annettere un paese, infatti, implica cospicui investimenti da parte del paese annettente ma non solo. Solitamente i rischi di ribellioni e rivoluzioni mirate a riottenere l'indipendenza perduta, restano presenti e costanti per un lungo periodo di tempo. Molto meglio far credere al popolo del paese annesso, di vivere in una democrazia e in un paese libero.

Questo per il settore privato, mentre per il settore pubblico lo sforzo, sarà assolto pressoché totalmente dai "traditori della patria", interni.

Il grande sacrificio

Esiste una ingiustizia, ancora peggiore che è stata perpetrata contro l'Italia e questa riguarda l'avere offerto, come vittima sacrificale su vassoio d'argento, il popolo italiano alle multinazionali. 

Chiunque abbia avuto a che fare con le multinazionali su territorio italiano, avrà percepito la loro sensazione di onnipotenza e di impunità, continuamente ostentate nei confronti degli utenti. 

Sgarbi, scortesie e persino truffe, sono all'ordine del giorno e a nulla valgono i reclami scritti e in molti casi, persino le denunce, da parte dei cittadini. Una grande azienda, magari straniera, si arroga la liceità di assumere quel comportamento contro i suoi utenti, solo quando ha avuto il "via libera" da parte dei vertici istituzionali e forse anche dalla giustizia ordinaria.

In un contesto del genere la Nazionalizzazione delle aziende che gestiscono i servizi primari, quali luce, acqua, gas, telefonia non è solo necessaria ma indispensabile e giammai procrastinabile.

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