Gian Maria Gros Pietro e
Pietro Ciucci
Il crollo del Ponte Morandi a Genova, rischia d'innescare una reazione a catena che potrebbe (speriamo vivamente), portare all'apertura di quel "vaso di Pandora", che per decenni ha occultato i lerci intrallazzi di una classe politica, prevalentemente di centrosinistra, ma anche berlusconiana, che per meri interessi economici ha dilapidato, svendendoli, i principali assets strategici nazionali.
Tralasciando la triste vicenda di Enrico Letta che da politico Presidente del Consiglio, subito dopo passa nel CDA della società Albertis, che gestisce le autostrade spagnole e di altri dodici paesi nel mondo https://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/dimaio-accusa-letta-risponde/ , leggo oggi su "Il Fatto Quotidiano" a firma di Stefano Feltri https://controcorrenteblogdotcom.wordpress.com/2018/08/18/ecco-chi-e-stato-cosi-la-politica-ha-regalato-le-autostrade-ai-benetton/:
"Ancora in questi giorni qualcuno prova a spacciare quella di Autostrade
per l’Italia come una storia economica, perfino imprenditoriale. Non è
così, è una vicenda tutta politica, anzi, di un establishment ristretto
che ha avuto tutti i ruoli nella vicenda. Gian Maria Gros Pietro e
Pietro Ciucci sono il presidente e il direttore dell’Iri, la holding
pubblica delle partecipazioni, che nel 1999 vendono la quota di
controllo delle Autostrade di Stato alla società della famiglia
Benetton. Pochi anni dopo li ritroviamo come presidente delle Autostrade
privatizzate (Gros Pietro) e presidente dell’Anas (Ciucci), cioè della
società pubblica che affida le strade in concessione ai privati".
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