martedì 25 agosto 2015

" INGIUSTIZIE ITALIANE ! "

In Italia esiste un problema serio. Un problema che travalica la ragione per addentrarsi in dinamiche e mondi, sconosciuti ai più. La domanda che ci si pone è :"Com'è possibile che si accolgano in Residence ed Hotel, immigrati clandestini e si lasci finire sotto un ponte tanti italiani ?".

Certo! Qualcuno potrà obiettare che non sono molti i casi di cronaca di questo tipo. Eppure non è così. Una analisi approfondita, può forse rendere l'idea sulle reali dimensioni del fenomeno.


"E' il caos !". Come fiumi in piena, torme d'immigrati, sfondano gli esili argini eretti a protezione dei confini e fluiscono nelle grandi città, nei paesini, nelle frazioni. Molti di loro ospitati negli Hotel, si ergono inconsapevolmente e loro malgrado ad icone dell'ingiustizia umana e terrena. Le "chiuse" sapientemente guidate da menti esperte transnazionali, regolano i flussi. I politici, come utilitarie in folle, parlano a vuoto, facendo solo rumore, ma senza mai muoversi dal posto e dai "fatti" dove sono sempre stati, al caldo, cullati e rassicurati dai loro stipendi faraonici. I mass-media, come idrovore telecomandate, pescano eventi e dichiarazioni ad hoc, dagli abissi della cronaca, a protezione e supporto del baccano dei politici e le servono ad un popolo sempre più inquieto, ignaro, arrabbiato e dubbioso. La verità è quasi sempre diversa.


 LA CRONACA



Aversa - Vive da dieci anni in auto. Una vita decorosa, una casa, un lavoro e la semplice dignità di essere umano. Richieste sacrosante, richieste a volte anche ovvie, scontate, logiche, laddove esiste una logica ed una normalità. Non è il caso di Nicola Fabozzo, un aversano, nato a Casaluce, di 45 anni, che da dieci anni "abita" in una Fiat 500 parcheggiata in un'area pubblica. E' un uomo a cui la vita è sfuggita di mano. Era una persona normale fino ad un decennio fa, aveva una moglie e un figlio, un lavoro normale, di agente penitenziario a Secondigliano. Poi le amicizie sbagliate, la droga, la comunità di recupero, l'inizio della fine. Ha perso lavoro e famiglia, non vede il figlio tredicenne da quando questi ne aveva tre. Oggi Nicola è una persona diversa, il lungo percorso di disintossicazione lo ha segnato, ma gli resta la volontà forte, fortissima, di ricominciare. Guardare la sua auto è uno spettacolo che fa male dentro. Una piccolissima "casa", che accoglie un uomo alto quasi 1 metro e 90, con coperte, qualcosa da mangiare e bottiglie d'acqua. In un angolo una foto sbiadita, il ricordo della vita che si è lasciato alle spalle. Una casa dove vive anche in questi giorni di freddo, quando tutti nelle case festeggiano il Natale al caldo dei camini. Aversa non può girare lo sguardo e far finta di nulla, non può accontentarsi di lasciare un sacchetto della spesa accanto alla 500 di Nicola e tornare alla vita di sempre. Per questo, dopo qualche titubanza, abbiamo deciso di fargli lanciare un appello attraverso le nostre telecamere. Il suo desiderio? "Una casa, anche piccolissima, ma che sia una casa. E un lavoretto, mi arrangio a fare tutto". (29.12.10)

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ROMA: SFRATTATO VIVE IN AUTO COL CANE, 'TROPPO COLTO PER LAVORARE'/LA STORIA, PER ACCOGLIERLO LA CARITAS GLI CHIEDE DI AFFIDARE LUCKY A UN CANILE (Adnkronos) - In queste condizioni per Marco Proietti la possibilita' di andare a vivere in affitto diventa sempre piu' un miraggio. Perche' se il sussidio, insieme al contributo sull'affitto previsto dalla legge sull'emergenza abitativa, potrebbe bastare a pagare i canoni mensili, con 300 euro ogni 2 mesi diventa impossibile risparmiare per mettere da parte le due mensilita' richieste alla sottoscrizione della locazione. Ad aiutare Marco solo la sua compagna che spesso gli porta qualcosa da mangiare, dai parenti solo qualche telefonata. Neanche la Caritas lo puo' accogliere, a meno che non decida di affidare Lucky a un canile. Ma a queste condizioni Marco preferisce vivere per strada mentre continua a darsi da fare in cerca di casa e lavoro.

POVERTA': 8,3 MLN ITALIANI INDIGENTI, E NEL LAZIO UNA FAMIGLIA SU TRE E' A RISCHIO/SCHEDA (RIF.: ''ROMA: SFRATTATO VIVE IN AUTO COL CANE, TROPPO COLTO PER LAVORARE/LA STORIA'') Roma, 1 nov. - (Adnkronos) - Italia sempre piu' povera. Sono 8,3 milioni i cittadini che vivono in poverta', pari al 13,8% della popolazione: famiglie numerose, monogenitoriali e del Sud le piu' colpite. Ma in tempi di crisi economica, la poverta' sta cambiando volto: secondo i dati raccolti dalla Caritas nel Rapporto 2011 su poverta' ed esclusione sociale in Italia, il 20% delle persone che si rivolgono ai Centri di ascolto in Italia ha meno di 35 anni. In soli cinque anni, dal 2005 al 2010, il numero di giovani e' aumentato del 59,6%. Il 76,1% di essi non studia e non lavora, percentuale che nel 2005 era del 70%. Dunque, l'Italia e' ben lontana dal trovare una soluzione efficace alla piaga della poverta': se nel 2009 erano 7,8 milioni i poveri (13,1%), nel 2010 hanno raggiunto quota 8,3 milioni (13,8%). In totale in Italia sono 2,73 milioni le famiglie povere. Se questi sono i dati nazionali, anche nel Lazio la situazione e' difficile: un terzo delle famiglie della regione, infatti, secondo l'indagine realizzata da Eures e Upi Lazio e allegata al Rapporto 2010 sulle Province del Lazio, e' a rischio poverta'.

ROMA: PRESIDENTE IV MUNICIPIO, A SFRATTATO SUSSIDIO IN RITARDO PER TAGLI COMUNE Roma, 1 nov. - (Adnkronos) - "Purtroppo le difficolta' economiche in cui versa lo Stato si riversano inevitabilmente sulle casse del Comune e quindi dei Municipi. E ovviamente a risentirne di piu' sono i servizi sociali, i piu' delicati". Il presidente del IV Municipio di Roma, Cristiano Bonelli, giustifica cosi' all'Adnkronos i ritardi delle casse municipali nell'erogazione degli aiuti ai cittadini indigenti, segnalati da Marco Proietti che, da circa un anno, vive in un'auto in via Nomentana a Roma. Perso il lavoro e' stato sfrattato e ora la sua unica fonte di sostentamento e' un sussidio del Municipio: trecento euro ogni 2 mesi corrisposti, come racconta lo stesso Proietti, con almeno 20 giorni di ritardo. Sono i tagli e i lavori di risanamento del debito a livello comunale, riferisce Bonelli, le problematiche alla base dell'inefficienza del servizio municipale. "Il contributo economico viene corrisposto dal municipio tramite assegno che pero' viene erogato dalle casse centrali dell'amministrazione comunale - spiega il presidente - I nostri assistenti sociali svolgono un lavoro molto difficile: raccolgono le richieste avanzate sul territorio, valutano le situazioni caso per caso, cercando di dare risposta a tutti coloro che vengono considerati realmente bisognosi. I soldi, pero', arrivano dopo una serie di valutazioni ulteriori effettuate a livello centrale".

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Torino, Anna e Stefano e i loro due bambini sono stati sfrattati. Senza un tetto sono costretti a vivere in un'automobile . Ecco come mamma Anna racconta il loro dramma.

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Questa è la Storia di un uomo, uno dei tanti sparsi per l'Italia. Il suo nome è Arturo, costretto a vivere in una roulotte dal 2013, perché ? Perché è stato sfrattato non potendo pagare un fitto di 400 euro al mese, percependone 600 di pensione. Quello che duole è vedere l'indifferenza del Comune di Ravenna, del Sindaco e della gente. Vicino ad Arturo a pochi metri oltre la ferrovia ci sono extracomunitari a cui vengono portati ogni giorno da mangiare da parte della CARITAS, ( oltre una diaria giornaliera di 35 euro ) ma Arturo non rientra nella lista. E' indecoroso, vergognoso, essere trattati in questo modo dallo STATO. Lo STATO provvede ad alloggiare gli extracomunitari in alberghi e altre strutture ma lascia per strada un suo cittadino. Davvero lo sdegno e indignazione non ha eguali. Sono passato altre volte sotto questo ponte, ma oggi ho intravisto una figura esile, un uomo seduto su una poltrona sgualcita, e mi sono fermato andandogli incontro...sono stato assalito da una profonda angoscia... come un nonno possa finire in questo stato, e dalla indifferenza della gente che passa ogni giorno sotto quel ponte. Come scrissi tempo fa cito una frase : " Chi non si immedesima negli altri è estraneo a se stesso " chi è indifferente ad un a roulotte sotto un ponte, con un nonnetto, in quelle condizioni,isolato, che vive per strada è permettetemi senza cuore, senza occhi, quando si è indifferenti ad un Vita umana non si è nella Vita. Arturo è in graduatoria per una casa popolare. Ad oggi risulta 1050mo e su 1050 solo 11 sono italiani, il resto tutti immigrati. (Don Donato)

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Costretto a dormire in macchina dopo aver perso lavoro e casa a causa di una polmonite da legionella.

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Reggio Calabria: Marito, moglie e quattro figli dormono in macchina da due mesi. 

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Assemini: disoccupati e senza soldi, vivono in auto per non "occupare". La storia di Federica  - P.s. Notare che nel video al minuto 12:10 il collega giornalista chiede al Sindaco di Assemini se possono incontrarsi al momento, anche con federica ed il sindaco risponde:"No no adesso sto andando a pranzo e poi alle 6,30 ho consiglio comunale e poi non ho voglia di essere ripreso...sai sono casi molto personali !".

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Emanuela e Giampiero perdono lavoro, casa e dormono in macchina !

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Cusumano da 20 giorni dorme in macchina NewsAgrigentoTv !

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La terra di mezzo è il parcheggio di un ipermercato. Il compromesso fra la strada e una casa. Il tetto è mobile, il giaciglio provvisorio. Ma i servizi sono garantiti: basta farsi spazio tra buste e carrelli, facendo attenzione a non incontrare tra i clienti qualche vecchia conoscenza. Monia e i suoi due figli da un mese e mezzo vivono così: accampati in una roulotte, alla periferia di Bari, all’ombra del centro commerciale Ipercoop in viale Pasteur. “Cinque metri di lunghezza, ma compresi bastone e gancio da traino”, scherza Emanuel, il più piccolo. Petto nudo, faccia nascosta sotto l’ombrellone.

bari rulotte



“Non entriamo nella roulotte perché soffocheremmo – si giustifica – E poi c’è troppo disordine”. Ventun anni, portamento da capofamiglia, quando ad aprile è arrivato lo sfratto esecutivo per morosità incolpevole frequentava il quarto anno all’istituto alberghiero Perotti. “Ho lasciato, non potevo mica pensare alla scuola – sussurra con gli occhi lucidi- Ma a settembre ricomincio”. Ora lavora in un negozio di detersivi: 90 euro a settimana, part time. “Nessuno sa che vivo qui, nemmeno i professori. Ho detto che mi sono trasferito da Libertà a San Girolamo”. Nel quartiere Libertà c’era la casa della nonna. Monia e i ragazzi ci sono arrivati dopo anni al Nord. Un’infanzia vissuta non senza affanni, sempre al confine, col fiato sospeso. “Ma mai in strada, mai”, ripete la mamma, quasi quarantenne, che nelle Marche faceva l’operatrice sanitaria e a Bari lavora come badante per 500 euro al mese. Il grande, Ivan, ha 23 anni e una figlia di tre. Nella roulotte la piccola morirebbe: per questo la bimba vive con la giovane compagna e i suoceri nel quartiere Madonnella. Ivan, a differenza di Emanuel, la maglia la indossa. “La Bari siamo noi”. Non lavora, si arrangia con espedienti, anche questi borderline. La roulotte è arrivata da una candidata al consiglio regionale. “Sarebbe un regalo – racconta Monia – ma mi è costata 500 euro di spese. E comunque no, non sono andata a votare”. L’acqua nella roulotte non c’è. Emanuel e Ivan riempiono le taniche di plastica dal benzinaio a due passi. Non sono i soli: di fronte a loro c’è un’altra coppia, che del parcheggio dell’Ipercoop ha fatto la sua casa ormai da otto anni. “Ora che fa caldo l’acqua si riscalda e facciamo la doccia – raccontano i ragazzi – ma d’inverno come faremo?”. Per i bisogni fisiologici ci sono gli alberi o i bagni del centro commerciale.  La famiglia, come spesso accade in storie come questa, non esiste. “Parenti serpenti”, scherza Emanuel, e chissà se sia davvero così. I Servizi sociali fanno quello che possono. Davanti alla roulotte fa capolino la macchina del Pronto intervento sociale del Comune. Monia ha ottenuto un contributo come ragazza madre e un altro straordinario per lo sfratto. Ora è inserita nelle liste dell’emergenza abitativa, nell’attesa che dopo l’aneurisma le sia riconosciuta un grado di invalidità utile a ottenere la pensione. Qualche centinaio di euro sono troppo pochi, però. Le soluzioni proposte nell’immediato sono quelle di “accoglienza di prossimità”.
 Con i figli maggiorenni non si va in comunità: restano mensa e dormitorio, che la famiglia rifiuta. “Lì non sappiamo chi troviamo – spiega Emanuel – c’è brava gente, ma anche persone sporche e ubriache”. E poi ci sono i migranti. “A loro offrono di più che a noi baresi”. Pochi metri più in là, all’ingresso del centro commerciale, i richiedenti asilo africani offrono aiuto alle signore con le buste della spesa in cambio di pochi spiccioli. Dall’ipermercato nessuno ha intenzione di forzare uno sgombero. Le roulotte occupano un’area interessata ai lavori di restyling, però, e a breve il problema si porrà con prepotenza. Fra i clienti qualcuno si incuriosisce, c’è chi s’intenerisce, ma c’è anche chi storce il naso, perché vuole godersi lo shopping senza scrupoli e preoccupazioni.
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Sfrattati e denunciati per abuso edilizio, la famiglia italiana che il 5 aprile scorso si è vista arrivare 5 pattuglie della Polizia e Vigili Urbani in tenuta antisommossa. L’ordinanza di sfrato è partita dal Comune di Cepagatti, in provincia di Pescara. Questa è la storia della famiglia di “Bacicalupi Samuele“, giovane italiano che convive con la sua compagna, padre di tre bambini piccoli.
Per via della crisi, Samuele e la sua famiglia sono stati accolti in un terreno privato di proprietà di un amico, Gianluca Di Girolamo, che glielo ha concesso in comodato d’uso. Gianluca ha fatto – a sue spese – anche i lavori per le fogne, l’acqua e la luce, ma il Comune non ha voluto sentire ragione ed ha deciso di sfrattare la giovane famiglia. Nulla di strano se non fosse che in Italia ci sono complessivamente 196 accampamenti rom, di cui 157 abusivi e 39 autorizzati.

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 Giuseppe Balo Caari

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MONTEBELLUNA - Un'ordinanza di sfratto per abuso edilizio è stata emanata nei confronti di Giuseppe "Balo" Caari, che da tempo immemomorabile abita a Montebelluna. Giuseppe ha sempre avuto la sua residenza a Montebelluna al civico 118 di corso Mazzini, di fatto il Municipio, ma da anni vive in una roulotte in via XI febbraio nei pressi del cimitero, all’interno di un terreno privato.

In tempi molto brevi Giuseppe sarà costretto a lasciare la roulotte nella quale vive con un cane in condizioni igieniche difficili e non sa proprio dove andare in quanto non dispone di alcun reddito vivendo praticamente di elemosine e di piccoli aiuti da parte di cittadini.

«Non ho mai dato fastidio a nessuno - spiega Giuseppe - e ho sempre cercato di rispettare le leggi senza creare problemi. L'ordinanza del sindaco si riferisce a un abuso edilizio e dev’essere riferito alla roulotte nella quale vivo da tempo. La mia situazione è davvero preoccupante e oggi come oggi non so proprio dove poter andare a vivere: forse sotto un ponte o sulle panchine del parco».


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Potremmo contnuare all'infinito. Come grani scuri di un rosario sullo sfondo di una preghiera che attende aiuto, i casi d'italiani costretti a vivere d'espedienti, si susseguono uno dopo l'altro. Come scrissi in un altro post analogo: "Il senso del vivere in una società esiste fintanto che la società di cui si fa parte, si preoccupa della tutela dei più deboli. Se questo fine supremo, non è contemplato fra i compiti della società, allora non ha nessun senso farne parte, semplicemente perchè la società non esiste". Essa ha abdicato ad un'aggregazione d'individui, organizzati in caste su differenti livelli, scecondo uno schema piramidale, dove chi sta ai vertici, vive nel lusso grazie al lavoro delle classi dei livelli inferiori. La maggior parte dei cittadini, costituisce la base della piramide, costretta a lavorare vedendosi riconosiuti pochi diritti e molti doveri. Se per qulunque motivo, non riesci più a produrre per i vertici della piramide, allora la piramide ti schiaccia sotto il suo peso, spingendoti fuori, all'esterno e costringendoti a dormire in un auto o una roulotte. Sulla base di questo schema, viene spontaneo chiedersi, vista l'anomali, se, in realtà, gl'immigrati alloggiati in hotel con piscina, non rappresentino una fonte di reddito cospicua, proprio per alcuni dei vertici della piramide.


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Qualcuno, nel 2010 aveva, forse, previsto tutto. Come brillantemente descritto dall'amico Zingales sul suo Blog:, diceva Holderlin “..l’uomo da servo dell’Essere è divenuto padrone dell’ente, da angelo si è fatto mercante..è giunta mezzanotte, l’ora dell’ombra più lunga, l’ora in cui l’uomo obliatosi oblia l’oblio”. Vivremo momenti veramente difficili nei prossimi anni: oscurata con colpevole scienza e con pervicace lavoro la luce della Fede, i popoli saranno sempre più spaventati, confusi, agitati. Eventi drammatici (naturali, politici, bellici ed economici) si susseguiranno in modo sempre più rapido, pietrificando nella paura, nella disperazione e nelle bestemmie le moltitudini ingannate dal pifferaio magico. L’economia virtuale e finanziaria è semplicemente un mattone dell’imponente edificio innalzato dall’uomo in un luciferino desiderio di ribellione: la moderna torre di Babele, costruita con la squadra ed il compasso da muratori sotto l’ordine diretto del pervertitore.

Un’economia ormai disumanizzata, sguazzante nello scandalo della dissoluzione, della morte e della falsità  è in procinto di implodere anche a causa di eventi naturali apparentemente casuali. L’edificio delle false certezze crollerà e, schiantandosi, si frantumerà in un mare di schegge diffondendo dolore e tristezza.


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