Recentemente, la Svizzera ha indetto un Referendum, al fine di "ancorare" alla Costituzione Elvetica e Ticinese in particolare, la "preferenza autoctona" al
momento dell'assunzione. Nell'istanza, in pratica, veniva chiesto alle autorità del Cantone, di garantire
che sul mercato del lavoro ticinese "vengano privilegiati, a parità di
qualifiche professionali, i residenti, ovvero "i cittadini svizzeri, rispetto agli immigrati.
Il Referendum è stato approvato dai cittadini elvetici, con il 58% di voti favorevoli. La Svizzera, si prepara quindi, a tutelare la cittadinanza locale, i disoccupati elvetici in particolare ed a porre un freno agli oltre sessantamila
transfrontalieri italiani, che tutti i giorni passano il confine, per
andare a lavorare nel Cantone.
Fin qui, nulla di strano, visto che si tratta di uno stato sovrano, libero d'indire un qualsivoglia Referendum e di accettarne l'esito delle urne. Se non fosse per i politici italiani che hanno iniziato, da subito, a stracciarsi le vesti. "Come osa, la vicina Svizzera, ad indire un Referendum al grido di Prima i nostri e poi gli immigrati ?". Il Ministro degli esteri Gentiloni, ha minacciato conseguenze sul piano europeo. Il Segretario generale della
Farnesina, Michele Valensise, ha convocato l`ambasciatore
della Confederazione svizzera Giancarlo Kessler, per esprimergli
la viva preoccupazione italiana per le misure introdotte dalle
autorità cantonali ticinesi a sfavore dei lavoratori trans-frontalieri
italiani. I principali mass-media italiani, come al solito, hanno eretto un "fronte unico" a sostegno delle ragioni di Gentiloni.
Eppure varrebbe la pena ricordare che la Svizzera non ha mai aderito all'UE, benchè nel
giugno del 2005, risulta abbia aderito agli accordi di Schengen,
negoziandone l'attuazione pratica di modo da mantenere controlli
saltuari alle frontiere, e reclamando un
eventuale diritto di rescissione. La "priorità nelle assunzioni" dei
cittadini rispetto agli immigrati, inoltre, è una realtà che esiste in
quasi tutti i paesi occidentali avanzati, fra l'altro con estremo
successo. Basta informarsi sulla giurisprudenza vigente in Canada, Australia, Nuova Zelanda, Panama e
perfino Dubai, tanto per citarne alcuni. Siamo noi italiani, o meglio,
gli incompetenti che hanno gestito il fenomeno immigratorio italiano, che hanno
capovolto ciò che è "normalità" nel resto del mondo.
La questione Svizzera diventa, quindi, nient'altro che un pretesto per gettare l'ennesimo "drappo nero" sugli occhi dei cittadini italiani e capovolgere la realtà, facendo credere "anomalo ciò che invece rientra nell'assoluta normalità".
La tutela dei propri cittadini, da parte di uno stato sovrano, non solo è la normalità ma è anche un dovere preciso. L'integrazione di diversi popoli, culture e religioni funziona solo laddove la popolazione locale viene protetta, salvaguardata e privilegiata dal proprio governo.
Dove l'ospite deve fare un piccolo sforzo per adeguarsi e non viceversa.
Dove il locale mantiene qualche diritto in più.
Dove a tutti si chiede di rigare dritto.
Nei posti dove funziona cosí il locale non si sente invaso ed accoglie di buon grado l'ospite e l'ospite tiene la "cresta bassa" e accetta la sua condizione di leggero svantaggio, riconoscendo di non essere a casa propria e di dovere comunque gratitudine e rispetto ad un Paese che gli offre una possibilità. Quando dopo qualche anno, l'ospite raggiungerà la condizione di "cittadino di quello Stato" allora potrà godere, anch'egli degli stessi diritti dei cittadini locali.
Da noi, in Italia, funziona esattamente al contrario. E infatti stanno tutti male, italiani ed immigrati.
La questione Svizzera a causa della sua vicinanza, rischia di aprire gli occhi agli italiani. Ecco perchè tanto ardore, da parte dei politici nostrani, nel demonizzare la scelta elvetica.
A supporto di quanto sopra detto, vorrei brevemente elencare le misure adottate da alcuni dei paesi occidentali avanzati, al fine di garantire la tutela della propria cittadinanza ed in particolare dei disoccupati interni, nei confronti degli immigrati.
I privilegi elencati sono ad appannaggio esclusivo della "cittadinanza locale" e vengono estesi all'immigrato, solo nel momento in cui, quest'ultimo, matura la cittadinanza e diventa, quindi, a tutti gli effetti, "cittadino residente permanente" di quello stato.
Australia :
Il cittadino australiano ha diritto a:
ai referendum
2) Fare domanda di lavoro nella pubblica
amministrazione australiana o nelle forze armate
australiane
3) Presentarvi come candidato in parlamento
4) Richiedere il passaporto australiano ed entrare
liberamente in Australia
5) Ottenere aiuto all’estero da un funzionario
australiano
6) Registrare i figli nati all’estero come australiani per
discendenza
7) Diritto alla Sanità gratuita
8) Alle ferie per maternità/paternità
9) Ha un peso minore sul bilancio dell'azienda che lo assume ( Ad es. sui Corsi Tafe)
10) Diritto alla "Priorità nelle assunzioni sia pubbliche che private", rispetto agli immigrati. Si tratta dei "Requisiti per la nomination di un dipendente straniero rispetto ad un cittadino australiano". In pratica una qualsivoglia impresa australiana che intenda assumere uno straniero è tenuta a dimostrare al Governo di avere cercato, senza successo, lo stesso dipendente, sul mercato locale. L'impresa australiana deve quindi dimostrare, ad esempio, di essersi attivata con annunci, con contatti ai centri per l'impiego e di non aver trovato nessun cittadino australiano con le caratteristiche ricercate. Solo allora, può assumere uno straniero.
Nuova Zelanda e Canada, prevedono, grosso modo, le stesse misure, adottate dall'Australia, a favore e tutela della cittadinanza locale "Permanent Resident", rispetto agli immigrati.
Il cittadino panamense ha diritto a:
1) Alla priorità nelle assunzioni sia pubbliche che private. Esiste un elenco pubblico di 27 Professioni, stilato dal Governo, alle quali può accedere, ovvero esercitare sul territorio, solo un cittadino Panamense. Un immigrato, quindi, non può fare lavori professionali come avvocato, notaio, medico, ingegnere ecc.
2) Le imprese panamensi possono assumere, per legge, in determinati ambiti (finanziario,call center, informatica ecc) solo il 10% del personale straniero. Il restante 90% deve essere panamense, ovvero locale.
3) Un immigrato, non puo fare vendita al dettaglio, ma solo vendita all'ingrosso e servizi. Solo il cittadino Panamense ha diritto, quindi, ad esercitare la "vendita al dettaglio".
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Alla luce, di quanto sopra esposto è lecito chiedere che anche l'Italia si doti di una legge che tenda a livellare il nostro paese a quelli più avanzati ed a
ristabilire un equilibrio sociale in un ottica di una migliore convivenza
fra italiani ed immigrati. Urge, quindi, una legge che garantisca, la priorità nelle assunzioni, sia pubbliche che private, ai cittadini italiani, rispetto agli immigrati. In fin dei conti, si tratta solo ed esclusivamente di Giustizia sociale.