venerdì 14 febbraio 2020

" BIOLOGI DISOCCUPATI, MALATTIE RARE, MANCANZA DI FONDI PER LA RICERCA ED ALTRE CREDENZE POPOLARI "

 

Una malattia si definisce "rara" quando la sua prevalenza, intesa come il numero di casi incidenti su una data popolazione, non supera una soglia prestabilita.
Nell'Unione Europea, la soglia è fissata allo 0,05 per cento della popolazione, ossia 5 casi su 10.000 persone.
Il numero di malattie rare conosciute e diagnosticate oscilla tra le 7.000 e le 8.000 unità, ma è una cifra che cresce con l’avanzare della scienza medica e, in particolare, con i progressi della ricerca genetica. Stiamo dunque parlando non di pochi malati, ma di milioni di persone in Italia e addirittura decine di milioni in tutta Europa.
Secondo la rete Orphanet Italia, nel nostro Paese i malati rari sono circa 2 milioni: nel 70% dei casi si tratta di pazienti in età pediatrica.

In base ai dati coordinati dal Registro Nazionale Malattie Rare dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), in Italia si stimano 20 casi di malattie rare ogni 10.000 abitanti e ogni anno sono circa 19.000 i nuovi casi segnalati dalle oltre 200 strutture sanitarie diffuse in tutta la penisola. Il 20% delle patologie coinvolge persone in età pediatrica (di età inferiore ai 14 anni). In questa popolazione di pazienti, le malattie rare che si manifestano con maggiore frequenza sono le malformazioni congenite (45%), le malattie delle ghiandole endocrine, della nutrizione o del metabolismo e i disturbi immunitari (20%).  Per i pazienti in età adulta, invece, le malattie rare più frequenti appartengono al gruppo delle patologie del sistema nervoso e degli organi di senso (29%) o del sangue e degli organi ematopoietici (18%). ( Fonte: ISS 2015)
Questo tipo di patologie quindi, non sono affatto un problema trascurabile, eppure esiste un ostacolo di fondo alla loro cura:" Le industrie farmaceutiche, normalmente preposte alla ricerca di soluzioni farmacologiche a nuove patologie, non hanno alcun interesse ad investire tempo e denaro su farmaci destinati ad una ristretta cerchia di malati, ovvero alla cura di malattie rare".

I tempi dell'immissione in commercio di un farmaco, dal momento della sua fase di progettazione alla disponibilità nelle strutture, spesso superano i dieci anni. Per un tempo così dilatato, i costi sono, ovviamente, altrettanto impegnativi  e consistenti". Nessuna industria farmaceutica privata, quindi, impiegherebbe consistenti fondi, per poi non rtiuscire a coprirli con le vendite del farmaco immesso in commercio.

Stiamo quindi parlando di un problema "reale" per il settore privato. La domanda che dobbiamo porci è: " Lo è altrettanto per il settore pubblico ?". La risposta è: assolutamente No ! Vediamo perchè.


Cominciamo con il dare alcuni dati:" In Italia ci sono 6 milioni di italiani tra disoccupati e inattivi, 5 milioni in povertà assoluta, 10 milioni in condizioni di povertà relativa http://dralbano.blogspot.com/2019/06/poverta-in-italia-dati-istat-2019.html 
Incredibile a dirsi ma buona parte di questi dispoccupati, in Italia, sono laureati in Biotecnologie e Scienze Biologiche http://dralbano.blogspot.com/2020/01/titanic-italia-avanti-tutta-verso.html, ovvero proprio quelle facoltà che preparano ed immettono nel mercato quei ricercatori ad altissima preparazione bio-tecnologica, pronti per essere impiegati nella ricerca medica.

Il quandro comincia a delinearsi, giusto ? Eppure qualcuno potrebbe obbiettare:" Si abbiamo tanti bambini affetti da malattie rare, abbiamo tanti biologi e biotecnologi disoccupati che potrebbero essere impiegati in progetti di ricerca nazionali, mirati alla ricerca della cura di quelle patologie rare che affliggono quei bambini, però mancano i soldi !". 
Ok ma davvero è così ? 

Purtroppo no, anzi questa è una delle più grandi balle che siano mai state raccontate al popolo ed è quella forse con le conseguenze più gravi sulla vita di milioni di essere umani. La BCE negli ultimi anni, tanto per fare un esempio, solo per l’acquisto dei titoli pubblici, ha creato dal nulla 2,15 trilioni di euro. Due virgola quindici trilioni di euro. 

Non estratti dalle miniere o dalle nostre tasse, tanto meno dai soldi dei pensionati norvegesi o italiani. No! Li ha proprio stampati e/ o creati dal nulla, in formato digitale, sul display di un computer della Bce.

Detto questo, aggiungiamo il fatto che, in Italia,  non mancano mattoni, ferro, cemento, materie prime da lavorare con cui costruire efficienti laboratori di ricerca. Non mancano industrie biomedicali nazionali con prodotti di altissimo livello con i quali arredare ed attrezzare i nostri laboratori. Non mancano Biologi e Biotecnologi eccellenti da impiegare nella ricerca medica e farmacologica di quei laboratori di ricerca, da destinare alla cura delle malattie rare. Insomma non manca nulla che possa giustificare tutto questo dolore e questa disperazione sia fra i disoccupati che fra i genitori dei bambini affetti da patologie rare e ad oggi incurabili.
Purtroppo, molto banalmente, si tratta solo di un modello economico fondato sulla scarsità, sulla privazione, dal lato della domanda e sullo spreco dal lato dell’offerta. Eppure alla bugia, alla falsa credenza della scarsità di denaro hanno, nel tempo, risposto in tanti. Come Keynes, che in un’intervista alla BBC radio del 1942, all’intervistatore che gli chiedeva da dove provenissero i soldi necessari, rispose:

«Vi racconterò come risposi a un famoso architetto che aveva dei grandi progetti per la ricostruzione di Londra, ma li mise da parte quando si chiese: ”Dov’è il denaro per fare tutto questo?”.
“Il denaro? – feci io – non costruirete mica le case col denaro? 
Volete dire che non ci sono abbastanza mattoni e calcina e acciaio e cemento?”.
“Oh no – rispose – c’ è abbondanza di tutto questo.
“Allora intendete dire che non ci sono abbastanza operai ?”.
“Gli operai ci sono, e anche gli architetti”.
”Bene, se ci sono mattoni, acciaio, cemento, operai e architetti, perché non trasformare in case tutti questi materiali?”. 

Lo stesso dicasi per i laboratori di ricerca e le malattie rare. Abbiamo abbondanza di mattoni e calcina e acciaio e cemento. Abbiamo abbondanza di atterrezzature biomedicali ( Vedasi il polo biomedico mirandolese, tanto per citarne uno fra i tanti ). Abbiamo abbondanza di Biologi e Biotecnologi. Perchè non trasformare tutto questo in poli di ricerca avanzati per la cura di malattie rare ?
 
Insomma possiamo permetterci tutto questo e altro ancora», se solo avessimo una classe politica all'altezza della situazione !

Il premio Nobel James Tobin diceva:

«L’intero obiettivo del sistema economico è la produzione di beni o servizi da destinare al consumo nel presente o nel futuro. Penso che l’onere della prova debba cadere sempre su coloro che tendono a produrre meno anziché di più, su coloro che tendono a lasciare inoperosi uomini o macchinari o terra che potrebbero essere usati. E' stupefacente quanti motivi si riescano a trovare per giustificare tale spreco: paura dell’inflazione, disavanzi della bilancia dei pagamenti, bilancio non in pareggio, debito nazionale eccessivo, perdita della fiducia nel dollaro».
 
La povertà, la disoccupazione, la disuguaglianza sociale, le milioni di vite distrutte, il futuro strappato alle nuove generazioni costrette a emigrare. Tutte queste atrocità non sono frutto del destino infame, sono una scelta politica dettata dal tornaconto personale di pochi e dalle false credenze di molti.



P.s. Chiedo scusa ai lettori per eventuali errori di battitura ma blogger mi ha, improvvisamente, privato della funzione del correttore ortografico !

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