venerdì 28 agosto 2015

"QUANDO L'ECONOMIA SUONA IL REQUIEM !"

Il grafico che segue fornisce un raffronto tra il  declino del Pil  e l'aumento della pressione fiscale in Italia, dal 1980 al 2014. L'andamento del Pil  (banda azzurra, scala sinistra) è ottenuto come media mobile a 10 punti, su  dati forniti dall'Ocse; mentre i dati sulla pressione fiscale (linea rossa, scala destra) sono stati presi dal database della Banca d'Italia. Come si può notare, nel 1980 la pressione fiscale era al 30% del pil; oggi è vicina al 45%.


Risulta del tutto evidente, alla luce dei dati testè descritti, che l’insistenza della stampa ita­liana, del governo, sui pre­sunti suc­cessi delle riforme è oggi cifra del bara­tro intel­let­tuale e ana­li­tico in cui è spro­fon­dato il Paese. Il Ministero del Lavoro, per bocca del suo Ministro Poletti, ha snocciolato con nonchalance, una serie di dati, mirati a dimostrare che nei primi sette mesi del 2015, i nuovi contratti a tempo indeterminato erano ben 630.585, salvo correggersi in un nuovo comunicato, riaggiustando la cifra a 327.758. "Oggi le comiche !". Nemmeno in Burkina Faso, con tutto il rispetto per quel paese.

Ovviamente, con uno storico ed un presente di recessione economica di questo tipo e soprattutto in virtù del fatto che non se ne vede, almeno a breve l'uscita è "in realtà" impossibile creare nuovi posti di lavoro nel paese. Se a questo aggiungi le centinaia di migliaia di clandestini che stanno entrando in Italia ed ai quali, in maniera miope, si sta dando ospitalità in strutture ricettive, spesso a tre o quattro stelle, promettendogli posti di lavoro ed inserimento è chiaro che stai buttando le basi per una "bomba ad orologeria sociale".

Quando finiranno infatti i fondi UE di 35/40 euro al giorno per immigrato, vorrei sapere come farà il governo italiano a gestire l'integrazione lavorativa di una tale mole di persone. Fra l'altro, il peggio di questa crisi è che i laureati italiani stanno emigrando. Vedi Londra con circa 60000 immigrati italiani in un solo anno.

Con l'emigrazione dei laureati italiani, emigra anche la speranza per il paese di una rinascita economica a breve, medio termine.

Dulcis in fundo come la ciliegina sulla torta, di seguito gli effetti che questo stato di cose, sta portando su quello che era il nostro fiore all'occhiello, ovvero "la sanità".

Queste le parole, pronunciate ieri da Gino Strada: Credo opportuno, dopo avere letto alcuni commenti critici al mio post precedente, fare qualche precisazione, per evitare equivoci e malintesi. Ho sempre ritenuto, detto e scritto che la sanità italiana è stata per lungo tempo una delle migliori del mondo. Purtroppo non è più così, la casta politica – con la pesante complicità di importante parte della classe medica – ha progressivamente smantellato quel sistema negli ultimi decenni, trasformando gli ospedali in aziende il cui primo obiettivo è il pareggio di bilancio e non più la salute dei cittadini. Il risultato finale è che oggi circa dieci milioni di italiani (rapporto ufficiale del CENSIS) non ce la fanno più a curarsi come dovrebbero.

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