mercoledì 10 giugno 2015

"TUTTI QUEGLI IMMIGRATI CHE NON POTEVAMO PERMETTERCI"



Salta per l'ennessima volta, la spartizione europea degli immigrati clandestini e dei profughi che arrivano dalla Libia e dagli altri paesi del continente africano. L'Europa non ha trovato un accordo. Anche per il 2015 l'Italia se la dovrà cavare da sola, mentre prosegue orni giorno, la trafila del recupero barconi con migliaia di persone a bordo. Persone che tentano la fuga, che chiedono di disporre del denaro erogato per loro a cooperative e associazioni cattoliche, che chiedono diritti e di non essere ammassate come bestiame in caserme o tendopoli.

Una economia asfittica. Un tasso di disoccupazione a livelli record. Un welfare state, pressoché inesistente. Sfiducia dei cittadini nelle istituzioni e nel futuro. Con questi presupposti, l'Italia si prepara ad accogliere, gli ennesimi arrivi di clandestini che, badate bene, solo in parte giungono via mare. Molti arrivano via terra o in aereo. Quanto tempo può andare avanti una situazione del genere, gestita così male e con costi così elevati, prima di disordini sociali seri ? Quale sarà la soluzione del Governo ? 

Probabilmente la soluzione sarà quella presa in forma silente da qualche anno a questa parte - anche se in molti fanno finta di non vederla - ovvero verrà confermata la "direttiva" di prediligere nelle assunzioni, in ambito soprattutto pubblico ma anche privato (multinazionali e grandi gruppi "affiliati") gli immigrati a discapito dei cittadini italiani. La carenza di tutele economiche per disoccupati italiani e non, può essere compensata, ai fini del mantenimento dell'ordine pubblico, solo con la cooptazione massiva degli immigrati, nel tessuto lavorativo nazionale. 

Non essendoci però, posti di lavoro a sufficienza per tutti, questo a causa anche del forte processo di deindustrializzazione in atto, saranno e sono considerati prioritari gli immigrati. Il rischio "disordini sociali" è infatti molto più presente fra queste persone, che provengono da guerre, carestie, che fra gli italiani ai quali è stata, sapientemente e gradualmente tolta, nel corso degli anni, ogni spinta alla ribellione verso le ingiustizie.

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