Sydney: Sono le sette del mattino, il sole è ancora basso all'orizzonte. Un'anziana signora orientale, probabilmente cinese, sembra dipingere strane figure nell'aria, in una danza, apparentemente, salutare e mistica. Un gabbiano attraversa la baia sorretto dal vento ed il suo canto giunge distinto fino a me, che sono seduto sul dock in legno di Darling Harbour. Alle mie spalle, l'autostrada, sorretta da possenti piloni piantati nel terreno, si snoda a cinquanta metri dal suolo, silenziosa e sinuosa come un rettile. Il flusso continuo delle automobili è lontano e soffuso, quasi impercettibile.
Genova è lontana circa sedicimila chilometri ma la percezione è che la distanza non sia solo fisica, bensì tecnologica.
Un ponte può benissimo passare nel centro di una città, non è quello il problema, Sydney insegna. L'importante è saperlo progettare e gestire negli anni.
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